Dopo essere stati pesantemente sottovalutati da Rfi, comune e provincia di Trento, gli inquinanti cancerogeni dell’area Sin ex Sloi e ex Carbochimica hanno esteso in oltre 30 anni la loro presenza anche nel sottosuolo dell’ex scalo merci “Filzi” interessato dal passaggio della variante ferroviaria di Trento ad alta capacità. Di fatto, quello che hanno sempre denunciato i comitati dei cittadini, oltre che dal presidente della circoscrizione Centro storico e Piedicastello, l’ing. Claudio Geat, è stato ora, tardivamente, confermato dalle indagini dell’Agenzia provinciale per l’ambiente.
E il risultato è univoco: attraverso quei terreni fortemente inquinati da sostanze cancerogene che possono diffondersi in aria come aerosol a temperatura ambiente è praticamente impossibile fare passare una trincea profonda della variante ferroviaria di Trento. Perché ciò comporterebbe l’approntamento di cantieri di scavo e rimozione dei terreni inquinati confinati e a tenuta stagna, con operatori muniti di dispositivi personali di protezione, l’edificazione dei setti di contenimento profondi fino a 20 metri con la necessità di captare l’acqua di falda – anch’essa inquinata con l’obbligo di raccolta e di depurazione – con costi operativi enormi soprattutto per le opere di prevenzione da allestire per evitare di esporre ad un inutile rischio sanitario migliaia di abitanti degli edifici circostanti l’area del cantiere.
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Ma quel che è peggio – e che l’ing. Geat evidenzia nell’intervista a Focus Trentino da parte del direttore di ViViItalia Tv, Stefano Elena, è che tutto il progetto di variante ferroviaria di Trento è stato allestito sulle sabbie mobili di un progetto di massima privo di esecutività, privo delle basi minime delle indagini sull’effettiva presenza di inquinanti cancerogeni e su dubbi sull’effettivo finanziamento, perché il progetto prima è nato nell’ambito dei finanziamenti del Pnrr da completare entro il giugno 2026, salvo accorgersi dell’impossibilità di centrare la scadenza temporale, facendola rientrare all’interno della programmazione ordinaria – e con i soliti finanziamenti – di Rete Ferroviaria Italiana, con un conseguente generalizzato rallentamento dell’opera.
Come testimonia l’ing. Geat, prima ancora di correre a sventare parte di un quartiere storico del centro di Trento, imponendo il trasferimento coatto di famiglie ed imprese, si sarebbe fatto meglio studiare più a fondo la situazione e prevedere il prolungamento della galleria verso nord di almeno un chilometro per evitare il passaggio attraverso l’area Sin e per operare una ricucitura urbanistica del quartiere di Gardolo e dei Solteri, oggi attraversati dalla tangenziale e dalla Supervalsugana.
Ma alla politica, ancora una volta, è mancata la capacità di visione d’insieme, il buon senso e, quel che è peggio, un progetto per migliorare la qualità della vita delle persone.
Buona visione.
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