Con una direttiva inviata a tutti i dirigenti della provincia di Trento, il dirigente generale dell’ente che il prossimo 22 ottobre andrà alle elezioni Trentino 2023 fa calare il bavaglio su tutti i dipendenti chiedendo, «tenuto conto dell’imminente avvio del periodo elettorale» di evitare «dichiarazioni a mezzo stampa se non concordate preventivamente con Presidente e Assessori».
Insomma, prima di parlare ed esternare anche da tecnico sulla stampa, magari dietro una precisa richiesta da parte di un giornalista, dirigenti e funzionari della provincia di Trento dovrebbero concordare la loro dichiarazione con il proprio politico di riferimento, più che con l’organismo deputato, l’ufficio stampa della stessa Provincia, politici che tentano una difficile rielezione, ben sapendo che molti di loro rimarranno a casa.
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La missiva firmata dal dirigente generale Paolo Nicoletti, prossimo alla pensione, sicuramente ispirata dai massimi responsabili politici dell’Ente, fa storcere il naso ai più, sia per motivi di opportunità che, soprattutto, per un certo disprezzo delle regole democratiche e dei diritti costituzionalmente garantiti ai cittadini.
Evidentemente in quel fortino di Piazza Dante, sede della Provincia di Trento, dove si crede che amministrarel’Autonomia speciale equivalga a comandare e che i cittadini debbano obbedire a bacchetta, qualcosa non va per il verso giusto e la paura di perdere le elezioni da parte della maggioranza guidata dal leghista Maurizio Fugatti è molto forte, tanto più dopo la discesa in campo del suo principale avversario, l’ex senatore – leghista pure lui – Sergio Divina.
Ma il problema scatenato dalla missiva – ma meglio sarebbe definirla un ukaze di stampo sovietico – è un altro: come la si mette con quei tanti dipendenti provinciali che si candidano alle elezioni Trentino 2023 soprattutto in quelle liste e coalizioni che si oppongono a quella guidata dal leghista Fugatti? Prima di commentare criticamente un provvedimento del governo dell’Autonomia speciale costoro dovrebbero prima concordarlo con l’assessore di riferimento che, ovviamente, non darebbe il proprio assenso ad essere impallinato politicamente da un proprio dipendente. Dipendente che però si vede leso nel proprio diritto costituzionalmente garantito alla libertà di parola e di espressione politica, tanto più se candidato alle elezioni.
Qualcosa non quadra e all’insegna che “errare humanum, perseverare diabolicum”, Fugatti farebbe meglio a rimangiarsi il provvedimento illiberale e antidemocratico e sfidare a viso aperto l’esito elettorale, raccogliendoquello che ha seminato nel corso della legislatura che sta per terminare. Nessuna meraviglia se lui e i suoi alleatinelle urne troveranno la bocciatura sancita democraticamente dagli elettori.
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