Tetto al contante e moneta elettronica, per tutti ma non per i politici europei

La politica belga trova sacchi di denaro contante presso i domicili di esponenti del partito socialista europeo.

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tetto al contante

Il tetto all’utilizzo del denaro contante, secondo la vulgata progressista, deve valere per tutti ma non per i politici, i quali, al posto del denaro elettronico, preferiscono i contanti fruscianti, meglio se confezionati in sacchi o valige da 500.000 euro o, meglio, da 750.000 euro, come testimonia l’inchiesta belga che vede coinvolti molti esponenti del partito socialista europeo, di cui fanno parte anche molti esponenti dell’arcipelago Pd italiano, tra cui l’ex europarlamentare Pd e ora di Articolo Uno, Antonio Panzeri, oltre la vicepresidente dell’Europalamento, la socialista greca Eva Kaili, oltre ad altri personaggi del sottobosco politico, spesso collaboratori – alias portaborse – di molti europarlamentari.

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Insomma, la politica a Roma come a Bruxelles ha perso la faccia, specie se impersonata da quei personaggi dell’area Democratica, sempre pronti a criticare le pagliuzze negli occhi degli avversari politici salvo non accorgersi delle putrelle conficcate nei loro. C’è da compatirli per la morale a doppia velocità, elastica e possibilista (ve lo ricordate quel “sono compagni che sbagliano” riferita all’inchiesta di Tangentopoli che vide protagonista un certo Primo Greganti quando lo scandalo colpì l’allora Pci-Pds) per i loro compagni, rigorosa e ferrea con tutti gli altri cittadini, che non si sognano affatto valige o sacchi pieni di bigliettoni fruscianti.

Certo, ora c’è la corsa a scaricare i mariuoli (non vi ricorda nulla?) salvo il rischio che nel gorgo finiscano anche altri esponenti politici, almeno per la vicinanza con i collaboratori che ne sono stati risucchiati.

Ma il problema che emerge in tutta evidenza, oltre al farlocco tetto al denaro contante, è il come talune decisioni, francamente incomprensibili e controproducenti per gli interessi degli europei, vengono presi all’Europarlamento e dalla stessa Commissione europea. “Lo Schiacciasassi” è preoccupato pe le conseguenze del “Fit for 55” o del “Farm to Fork” che oltre a non fare gli interessi europei sono decisamente dannosi per l’economia, l’ambiente, la società e l’indipendenza geostrategica del continente.

A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca, come affermava il Divo Giulio Andreotti. Ecco, a pensare male si potrebbe dire che talune decisioni europee possano essere state prese sotto le forti e tangibili pressioni da parte di forti azioni di lobby, guarda caso prese da quelle realtà poco democratiche e assai interessate ad entrare nel ricco mercato europeo assicurandosi una sostanziale posizione di monopolio di fatto. Ogni riferimento alla Cina e alla sua volontà di egemonia geopolitica e strategica sembrerebbe tutt’altro che casuale e fortuita. Semmai, il problema è di una classe politica, a qualsiasi livello, spesso inadeguata e incapace, che punta tutti i propri interessi nel miglioramento della propria esclusiva condizione economica.

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