Spesa pubblica Italia oltre quota 1.000 miliardi

La Nadef 2023 alza a 1.029 miliardi la spesa pubblica statale. Indispensabile riqualificare la spesa pubblica riducendo sprechi e clientele per liberare risorse per ridurre tasse e debito pubblico. 

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Secondo l’aggiornamento della Nadef (la nota di aggiornamento del documento di programmazione finanziaria dello stato italiano) la spesa pubblica nel 2023 supererà la soglia psicologica dei mille miliardi di euro, attestandosi a quota 1.029 miliardi: un livello stratosferico che fa coppia con l’altro record italico, quello del debito pubblico oltre quota 2.700 miliardi di euro, a 2.729 miliardi.

Per Giorgia Meloni, che con i suoi Fratelli d’Italia veleggia oltre quota 30% del consenso degli italiani, si prospetta un impegno non da poco, dove deve coniugare, da un lato, l’esigenza di fronteggiare il caro energia e la probabile recessione tecnica del Paese anche sulla spinta di un’inflazione ancora a livelli da record e, dall’altro, la quadratura dei conti pubblici dello stato ereditati dopo una legislatura all’insegna dello scialo e degli sprechi grillo-leghisti.

Di fatto, oltre che essere il primo premier femmina della Repubblica, Meloni deve anche dimostrarsi di essere una casalinga all’altezza di guidare la famiglia Italia, una grandissima famiglia di quasi 60 milioni di anime, che negli ultimi decenni non è stata guidata all’insegna della saggezza e oculatezza della buona madre di famiglia.

Il governo Meloni può e deve fare di più nella riqualificazione della spesa pubblica, andando ben oltre i risparmi quantificati al momento in 800 milioni nel 2023, 1,2 miliardi nel 2024 e 1,5 miliardi nel 2025. Cifre ben distanti da quelle necessarie per finanziare un intervento incisivo sul versante del taglio delle tasse, nel 2022 nuovamente a livello record.

Le tabelle contenute nella Nadef appena aggiornata dal Governo nel suo profilo programmatico, il totale della spesa pubblica ha raggiunto nel conto a legislazione vigente la cifra di 1.029 miliardi. Se si escludono le spese per interessi (77 miliardi) e quelle in conto capitale (81,7 miliardi), la spesa potenzialmente aggredibile ammonta a poco più di 870 miliardi, di cui 166,9 miliardi per consumi intermedi.

A questi vanno aggiunti gli sgravi fiscali, ben 592, per un minore gettito di 82,5 miliardi aggiornato al 2022 (78,1 miliardi nella stima 2023), da cui, secondo alcune simulazioni, si potrebbero recuperare 8-10 miliardi senza intervenire sul versante delle detrazioni e deduzioni Irpef.

Maggiori interventi si possono e devono fare sui versanti della spesa allegra varata nel corso della legislatura appena trascorsa, incidendo su reddito di cittadinanza e superbonus edilizi, oltre sulle regalie varie per la transizione energetica a partire da quelli a favore dell’auto elettrica e ibrida. Si tratta di intervenire con rapidità per restituire a famiglie e imprese margini di maggiore reddito da avviare sia al risparmio – che va prioritariamente indirizzato verso gli investimenti nazionali invece che esportato come accade oggi grazie a strumenti finanziari quasi tutti a gestione estera – che alla spesa per rilanciare i consumi, in considerazione del fatto che oltre il 50% del Pil nazionale è generato proprio dai consumi interni che, tra inflazione e incertezze economiche, rischiano un forte frenata.

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