Regione per regione, l’Italia sta vivendo il ritorno a scuola: dopo l’apriprista Alto Adige la scorsa settimana, oggi è toccato a Trentino, Piemonte e Valle d’Aosta e, progressivamente, in settimana a tutte le altre realtà.
Il ritorno a scuola avviene all’insegna dei vecchi problemi irrisolti, anche nella terra dell’Autonomia speciale, dove si è investito poco nel risolvere il problema dei costi della scuola, anche se in Trentino la situazione è migliore che nel resto del Paese, specie nel ciclo dell’obbligo, dove i libri di testo sono forniti gratuitamente in comodato d’uso dalle scuole, principio che andrebbe esteso anche ai rimanenti tre anni del ciclo delle superiori.
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Non solo costi a carico delle famiglie: c’è anche il problema della qualità della preparazione culturale degli studenti che, nel tempo, hanno visto sparire dai programmi didattici di materie fondamentali come la geografia, la musica, la storia dell’arte, quando sarebbero fondamentali. Anche qui, si potrebbe fare di più offrendo in modo generalizzato il tempo pieno, sia per dare più ore di lezione frontale, sia per assicurare una gestione dei minori alle famiglie con entrambi i genitori al lavoro.
C’è poi la storica questione del riconoscimento della professionalità degli insegnanti, penalizzati sia sul fronte retributivo che su quello del riconoscimento sociale, che dovrebbe essere rapidamente rivisto, ridando all’insegnamento quel prestigio sociale ed economico che esso merita, migliorando anche le modalità di selezione del personale da affidare direttamente alle singole scuole per evitare i buchi di organico all’avvio dell’anno scolastico.
Infine, la questione delle strutture, che è rimasta irrisolta, nonostante quanto accaduto nel periodo della pandemia: le classi pollaio con dentro una trentina di persone sono ancora la realtà, prive di ogni sistema di ricambio automatico e di sanificazione dell’aria, per non dire della rimozione delle barriere architettoniche.
Insomma, per la scuola c’è ancor molto da fare, anche nell’Autonomia trentina.
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