A giorni arriva l’autunno, stagione che anticipa quella fredda e, con essa, ci si preoccupa di come approvvigionarsi di sufficienti scorte di energia per il riscaldamento, evidenziando ancora una volta come la questione energia in Italia sia un tema sottovalutato, a partire dal fatto che a un anno dall’entrata in servizio del governo Meloni nulla è stato fatto per riattivare la produzione nazionale di energia bloccata dal Pitesaiapprovato durante il governo Draghi sulla spinta delle sinistre e degli ambientalisti.
Di fatto, un una situazione dove il mercato energetico registra rialzi continui del costo dell’energia – e i consumatori lo avvertono soprattutto alla pompa del distributore con i prezzi della benzina ormai stabilmente sopra la soglia dei 2 euro al litro anche al fai da te – l’Italia è ancora quasi totalmente dipendente dalle importazioni dall’estero per i propri fabbisogni energetici e, cosa ancora più preoccupante, sta progressivamente abbandonando anche la propria capacità di raffinazione del petrolio greggio, a vantaggio delle importazioni di prodotto finito, con aggravio dei costi e penalizzazioni della bilancia dei pagamenti.
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Questione energia dall’Italia all’Europa: a livello continentale i maggiori vincoli ambientali e burocratici legati alla produzione di energia fanno sì che i costi siano sei volte maggiori rispetto a quelli della manifattura americana, 35 euro MWh contro i 6 euro MWh degli Usa, per non dire di un livello ancora più basso della manifattura cinese che, oltre al costo di un’energia ancora massicciamente prodotta con l’inquinante carbone, s’avvantaggia anche delle sovvenzioni pubbliche erogate dal governo cinese.
Nel giro di pochi anni, la produzione nazionale di energia italiana è passata da un 17-20% dei consumi ad un misero 3% scarso, anche se potrebbe recuperare nel giro di qualche anno, andando a sfruttare gli ingenti giacimenti esistenti sotto il mare Adriatico e al largo della Sicilia, ma ancora non è stato possibile mettersi a lavorare, lasciando indisturbati a prelevare i paesi di oltre Adriatico, Slovenia, Croazia, Montenegro e Grecia. Mentre l’Italia sta a guardare e, magari, ad importare energia da questi paesi con i dovuti sovrapprezzi, sarà da vedere come andrà la stagione fredda, che si preannuncia cara, anche se non a livelli stratosferici di un anno fa.
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