Mercato auto, già finito l’effetto degli incentivi

A luglio le immatricolazioni calano al 4,7% dopo il +15% di giugno. Ancora disponibili circa 200 milioni di euro. Il governo pensa a una nuova tornata di incentivi triennali.

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Mercato auto

L’effetto della tornata di incentivi alla rottamazione di veicoli vecchi e all’immatricolazione di quelli nuovi, nonostante sia partita in ritardo a maggio inoltrato, è già terminato perché dopo una crescita del 15% a giugno, a luglio il mercato auto si è sgonfiato ad un +4,7%, cone le nuove immatricolazioni a quota 124.806 veicoli.

Da notare che dopo l’esaurimento in sole 9 ore degli incentivi legati all’auto elettrica sotto la fortissima spinta dell’autonoleggio, per le ibride e le termiche con emissioni fino a 135 g/Co2/km sono ancora disponibili circa 200 milioni di euro, a testimonianza di come il mercato sia sostanzialmente fermo, stretto tra il caro auto con listini lievitati negli ultimi due anni del 30% e la sostanziale cancellazione dell’offerta di auto a basso costo, e l’incertezza sul futuro dell’auto e della libertà di circolazione, in quanto molti non sapendo per quanto tempo l’auto a benzina o diesel Euro 6 che acquistano oggi potrà circolare in futuro, preferiscono rimandare l’acquisto, mentre l’opzione dell’auto elettrica si conferma come una non scelta, per via dell’estrema incertezza che la circonda, sia per i problemi di sicurezza collegati al rischio di incendio, alle difficoltà di rifornimento di energia e del relativo costo abnorme nei punti di ricarica veloce, la tenuta del valore dell’usato decisamente più bassa di un’auto tradizionale, e dei costi di assicurazione e riparazione, più alti dei veicoli tradizionali.

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Secondo i concessionari interpellati dal Centro Studi Promotor nella sua inchiesta congiunturale mensile di fine luglio i principali fattori di freno all’acquisto di auto vengono dalla situazione economica e dai prezzi delle auto nuove. La situazione economica generale del Paese è vista come un ostacolo alle vendite dal 63% dei concessionari interpellati ed ancora più penalizzante è ritenuta la situazione economica delle famiglie che è un fattore di freno all’acquisto di auto per il 79% degli interpellati.

Questi dati sono, tra l’altro, coerenti con le stime dell’Istat sul prodotto interno lordo che nel 2024 avrebbe messo a punto finora una crescita acquisita dello 0,7% e che potrebbe arrivare all’1% a fine anno con la particolarità però, sottolineata da molti osservatori, di un contributo alla crescita fornito soprattutto dalle grandi aziende, mentre decisamente più modesto è l’apporto delle piccole e medie imprese.

Questa considerazione spiega, tra l’altro, perché in Italia, come d’altra parte nel resto d’Europa, la ripresa dell’economia e degli acquisti di automobili interessi in misura decisamente più limitata della media le famiglie che devono far fronte a prezzi più elevati, mentre i salari e in genere le loro risorse non crescono come il complesso dell’economia.

Tra l’altro, tornando all’inchiesta del Centro Studi Promotor, significativo è il fatto che ben il 59% dei concessionari ritenga penalizzante per l’acquisto di auto la crescita dei prezzi delle auto che è stata nell’ultimo periodo decisamente più alta della crescita dei salari e delle risorse delle famiglie, tanto che i bilanci delle case costruttrici sono cresciuti nei volumi anche in presenza di un calo della produzione.

Il governo con il ministro all’Industria Adolfo Urso ha presentato un piano triennale sugli incentivi auto diviso tra il lato della produzione per riportare la produzione nazionale ad un volume di un milione di veicoli, sia attraverso il gruppo Stellantis (Fiat, Alfa Romeo e Lancia) che con nuovi produttori, come potrebbe essere la cinese Dongfeng Motors, e degli acquirenti.

Come evidenziano i concessionari, servono soprattutto azioni strutturali per evitare l’andamentostop and go” del mercato auto che passano attraverso l’equiparazione fiscale dell’auto aziendale italiana ai livelli europei, che prevede la deducibilità al 100% del costo d’acquisto, dell’Iva e di quello di gestione del veicolo, superando gli attuali, iniqui limiti italiani (il 20% di un tetto di 18.350 euro in quattro anni e il 40% dell’Iva). In questo modo, anche in Italia le aziende diventerebbero i principali immatricolatori di auto nuove (in Europa la media è il 65% del totale) che poi vengono assegnate in uso ai dipendenti anche come strumento di fidelizzazione.

 

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