M.A.G.A., M.E.G.A. o F.I.G.A.? Le sigle non traggano in inganno, perché dietro di loro c’è molto, a partire dal successo trionfante di Donald Trump rieletto presidente americano proprio sull’onda del suo movimento MAGA o Make America Great Again, con cui è entrato in sintonia con gran parte del paese parlando alla pancia degli elettori, interpretando i loro bisogni e aspettative.
Mentre negli Usa Trump è riuscito a parlare con una voce unica, in Europa si continua a battibeccare tra 27 voci diverse, spesso l’una contraria all’altra, innescando una situazione di stallo che sfocia solo nel rinviare alle calende greche la soluzione delle questioni che sono strategiche per il futuro dell’Unione, tanto più dopo il 20 gennaio quando Trump farà scattare la prima ondata delle sue promesse elettorali, a partire dai dazi sulle merci importate negli Usa per rilanciare la manifattura interna e dei costi della difesa Nato, dove sempre gli Usa non sono più disposti ad essere i maggiori pagatori dei costi di difesa degli europei.
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M.A.G.A., M.E.G.A. o F.I.G.A: mentre negli USA il MAGA ha sbaragliato tra gli elettori, un MEGA o Make Europe Great Again potrebbe avere qualche possibilità di successo? Difficile, almeno con le regole di governo vigenti delle cose europee, con le decisioni all’unanimità tra tutti i componenti che spesso, troppo spesso, invece di trovare un comune denominatore su aspetti di reciproco interesse, trovano elementi di rottura e di conflitto, come sul tema della concorrenza fiscale interna che non si riesce a superare. Con la conseguenza che senza un MEGA l’Europa così come la si conosce, complice una classe politica agli antipodi delle necessità, è probabilmente destinata ad un’involuzione.
M.A.G.A., M.E.G.A. o F.I.G.A: dal grande al piccolo. Se un MEGA non è probabilmente concretizzabile, un FIGA o Fare Italia Grande Ancora potrebbe avere qualche possibilità? Potrebbe, ma bisogna avere politici con un progetto abbastanza lungimirante, capace di imbastire uno scenario a media scadenza per potere innescare un processo di rilancio anche tramite azioni a costo zero, come il taglio della burocrazia, il recupero dell’evasione fiscale e la conseguente riduzione delle tasse per coloro che le pagano.
Uno scenario FIGA potrebbe essere il volano che il Paese aspetta da decenni per farlo uscire dal pantano in cui annaspa da almeno inizio millennio, complice governi e maggioranze che hanno guardato al contingente, alle mancette, al clientelarismo, il voto di scambio, lasciando indietro tutto il resto. Un FIGA per riportare la Nazione sulla pista di lancio, anche se per qualche ben pensante potrebbe irritarsi sull’altare del politicamente corretto. Ma, come Trump insegna, talvolta è necessario andare controcorrente, anche a costo di fare rizzare qualche pelo.
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