Legge di bilancio 2025: scure del fisco sulla classe media

Continua la politica dei bonus, delle regalie e degli sprechi che alimentano nuovo debito e limita la crescita del Paese.

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Legge di bilancio 2025

La legge di bilancio 2025 non cambia dalle precedenti sulla priorità d’intervento e modalità d’azione, finendo con il privilegiare sempre i presuntipovericontribuenti fino a 25.000 euro lordi all’anno e spargendo bonus e regalie varie, ma calando ancora una volta la scure fiscale sul ceto medio attraverso l’annullamento delle detrazioni per chi guadagna più di 75.000 euro lordi all’anno, come denuncia la Cida, la Confederazione italiana dei dirigenti d’azienda, quadri e alte professionalità del pubblico e del privato.

Secondo il testo della legge di Bilancio 2025 che inizia il suo iter alla Camera dopo la firma del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, i lavoratori dipendenti con un reddito superiore a 75.000 euro lordi annui saranno progressivamente penalizzati e, di fatto, finiranno ad essere esclusi dal sistema di detrazioni. Si tratta di poco più di 1 milione di contribuenti, su un totale di 32 milioni di versanti, che vengono totalmente ignorati dallo Stato.

«Questi tagli rischiano di impattare negativamente proprio su quelle poche famiglie e lavobratori che con i loro redditi contribuiscono alla sostenibilità del sistema, pagando le tasse, finanziando il welfare, sostenendo l’economia – afferma Stefano Cuzzilla, presidente Cida -. Senza una visione a lungo termine che tenga conto delle diverse realtà economiche e professionali, finiremo per far passare un messaggio depressivo: vale a dire, che in questo Paese non conviene eccellere, non conviene impegnarsi, non conviene produrre». Come del resto ha denunciato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, affermando che «in Italia il desiderio di fare impresa si è assopito».

Per Cuzzilla «i nuovi tagli ai massimali delle detrazioni si aggiungerebbero a quelli che già oggi colpiscono le fasce reddituali superiori. È un refrain che si ripete ogni volta. Capiamo che la coperta è stretta, ma non si può attingere sempre dai soliti noti senza restituire loro serviziagevolazioni. Facciamo appello a governo e Parlamento affinché la legge di Bilancio 2025 trovi soluzioni che garantiscano una maggiore equità e sostenibilità, tenendo conto del valore strategico che i dirigenti apportano al sistema Paese».

Ma una Nazione dove, secondo i dati dell’Agenzia delle entrate, coloro che guadagnano più di 35.000 euro lordi all’anno, pari a circa il 15% della popolazione, è veramente un Paese povero, oppure i denari prendono altre vie, come quelle dell’evasione e elusione che ormai viaggia oltre quota 200 miliardi?

Qualcosa sicuramente non quadra, perché alcune voci di spesa, puntualmente catalogate dai bracci escussivi dello Stato, come l’Agenzia delle dogane e monopoli, sono decisamente alte e in continua crescita, come il gioco d’azzardo, che è aumentato dai dai 111,18 miliardi di euro del 2021 ai 136 del 2022, per attestarsi nel 2023 a ben 150 miliardi. A questa somma, sempre secondo l’Agenzia delle dogane e dei monopoli (libro Blu), occorre aggiungere almeno altri 25 miliardi di gioco illegale. Si tratta di una spesa pro capite superiore a quella sanitaria, pari a 2.542 euro circa, neonati e vegliardi compresi, enormemente più alta dell’imposta media pagata dal 56% degli italiani con redditi entro i 20.000 euro lordi l’anno.

E che dire del fatto che gli italiani sono tra i maggiori possessori di prime e seconde case, che detengono il parco auto più numeroso d’Europa (dopo il piccolo Lussemburgo), che acquistano fortissimamente telefoni cellulari di ultima generazione, orologi avanzati, televisione a pagamento, che spendono oltre 9 miliardi per conoscere il futuro da maghi e fattucchiere che – pochi – emettono regolare fattura?

Uno studioso di cose sociali come Luca Ricolfi ha definito gli italiani «una società di poveri benestanti”, dove nessuno indaga realmente sull’effettiva povertà ed indigenza, dove la spesa per assistenza nel 2023 è stata di ben 164 miliardi di euro, che potrebbe essere ampiamente sforbiciata.

Più che proseguire nella politica di bonus e regalie varie che ormai assommano a circa 20 miliardi di euro, con una previsione di salire a 23 miliardi nel 2025, che spesso vanno anche a coloro che non ne hanno reale bisogno, meglio sarebbe attuare una politica fiscale più trasparente, spostando i miliardi erogati in un concreto e tangibile taglio delle tasse, maggiormente pronunciato su coloro che le tasse le pagano più di coloro che, legittimamente o meno, non le pagano affatto.

 

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