Non sono bastati 11 mesi di crescita, quasi tutti a doppia cifra, per colmare la perdita di volume generata dalle crisi di mercato auto e di produzione succedute al Covid: a novembre 2023 il mercato dell’auto in Italia è ancora sotto di 321.000 unità rispetto al 2019 (-18,1%) e l’auto elettrica è ferma al palo.
Le previsioni per i prossimi anni dell’Unrae, l’associazione degli importatori delle case estere in Italia, delineanouna sostanziale stagnazione: fino al 2027, quando si stimano 1,8 milioni di immatricolazioni, il mercato sarà ancora inferiore agli oltre 1,9 milioni registrati nel 2019.
Secondo il direttore generale dell’Unrae, Andrea Cardinali, il mercato dell’auto nel 2023 potrebbe raggiungere 85,2 milioni di unità (+8,0%) a livello globale e 14,5 milioni (+11,3%) in Europa. Una crescita parallela riguarda l’auto elettrica (BEV+PHEV), che nel mondo dovrebbero toccare 14,1 milioni di unità (+34%) e una quota di mercato del 16%, mentre in Europa (EU+Efta+UK) i 3,1 milioni (+15%) con una quota del 21,4%. In confronto, l’Italia è a quota 8,4%, e per le BEV è ferma al 3,9%, a causa dei costi ancora decisamente superiori rispetto ad un’auto con motore termico, i costi maggiori di assicurazione e riparazione, oltre ad una maggiore svalutazionesull’usato per via dell’obsolescenza accelerata dell’attuale tecnologia delle batterie, destinata ad essere sorpassata a partire dal 2027-2030 secondo le previsioni stesse dei costruttori.
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Che l’auto elettrica non sia al centro dell’interesse degli acquirenti lo dimostra anche l’andamento delle immatricolazioni degli operatori professionali dove i modelli termici con batteria ricaricabile raggiungono penetrazioni del 4,5%, mentre quelle esclusivamente elettriche s’attestano al 4,1%, con ancora una quota decisamente significativa delle motorizzazioni a gasolio, ingiustamente penalizzate da una politica miope e tecnicamente incompetente solo sull’onda dello scandalo “Dieselgate” scoppiato in casa Volkswagen per una banale truffa, con una quota media del 17,9%.
Dai dati diffusi dall’Unrae emerge ancora una volta come l’Italia sia arretrata come mercato dell’auto aziendale, con una penetrazione del 44,7% a fronte di un 67,8% in Germania, del 55,6% nel Regno Unito, 54,6% in Francia e anche del 57,0% in Spagna. Tutte realtà dove l’auto aziendale non è vessata fiscalmente come accadeda sempre in Italia, cosa che assicura una maggiore soddisfazione anche da parte dei dipendenti utilizzatori, oltre ad assicurare l’ingresso sul mercato di usato recente, tecnologicamente aggiornato, con uno sconto mediodel 50% rispetto al costo d’acquisto del nuovo, con conseguente vantaggio economico per gli acquirenti privati. E’ troppo chiedere al governo Meloni di accelerare e anticipare già a tutto il 2024 l’entrata in vigore della delega fiscale relativa all’auto aziendale che darebbe vantaggi, oltre alle aziende e agli utilizzatori, pure anche al fisco?
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