La Lega Nord celebra 40 anni con Bossi che boccia Salvini

«Alla Lega serve un nuovo leader». Salvini abbozza, ma la base è con il Senatur e dopo le elezioni europee sono probabili cambiamenti anche a livello governativo.

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Celebrazione con doppio appuntamento per festeggiare i primi 40 anni della Lega Nord, il primo a Gemonio attorno al fondatore Umberto Bossi e con tanti esponenti del federalismo padano, mentre il giorno dopo è stato il turno della “nuovaLega salviniana in quel di Varese, con Salvini costretto ad abbozzare al preannuncio di sfratto lanciato dal Senatur.

«Serve un nuovo leader che porti avanti l’obiettivo dell’autonomia e rimetta al centro la questione settentrionale»: questo il ruggito di Umberto Bossi per i 40 anni della Lega, lanciato in compagnia di un centinaio di fedelissimi da Gemonio dove il Senatùr risiede da anni. Una bocciatura senz’appello per Matteo Salvini, i cui effetti nel partito saranno chiari solo nelle prossime settimane dopo l’appuntamento elettorale con le Europee e con le regionali in Piemonte e le comunali in molte realtà del Paese.

Il ruggito bossiano ha fatto fischiare le orecchie al destinatario della scomunica, che abbozza obtorto collo: «alle critiche di Umberto Bossi sono abituato da trent’anni, ne parlo anche nel mio libro che uscirà a fine aprile. Le ascolto con attenzione e gratitudine, rispondo solo che vederlo in salute è il miglior regalo per questa festa».

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Salvini e Bossi non si sono incontrati nella festa ufficiale della Lega a Varese: «una festa a settimana basa», ha tagliato corto Bossi da Gemonio, godendosi l’abbraccio dei fedelissimi. “Padania Libera” è il saluto che l’ex ministro Roberto Castelli rivolge ai militanti della prima ora del Sole delle Alpi, riuniti a festeggiare l’anniversario davanti casa del fondatore. Che alla fine si concede. Ci sono anche l’ex segretario della Lega Lombarda, Paolo Grimoldi, Marco Reguzzoni, oggi candidato alle Europee per FI, Dario Galli, ex deputato e presidente della Provincia di Varese, l’altro fondatore della Lega, Giuseppe Leoni, il notaio Franca Bellorini, che autenticò l’atto fondativo della Lega Lombarda. E ci sono militanti arrivati da Lombardia, Marche e Umbria.

Bossi dopo gli amici più stretti e dopo aver tagliato una torta al cioccolato con la scritta “Caro Umberto ti vogliamo bene” si è concesso alla stampa. Sulla strada intrapresa dalla Lega di Salvini, è chiaro: «è una strada diversa dalla nostra». E per questo «serve un nuovo leader». A chi gli chiede se vedrebbe bene in quel ruolo Giancarlo Giorgetti, Bossi risponde: «Giorgetti è uno bravo, ma il nome lo avete fatto voi, non io. Altrimenti lo massacrano». «Oggi sono molto contento, ho visto tanta gente che non vedevo da anni. È la Lega di 40 anni fa. Salvini ha preso la sua strada, ciascuno prende la sua strada – ragiona ancora Bossi, rivelando che Giorgetti nelle ultime ore lo ha chiamato, mentre Salvini no -. Ci vuole un po’ di testa. La Lega di allora era radicata nella base popolare, in consiglio a Varese si parlava in dialetto. Se le radici sono forti, è difficile che si fermino. Sicuramente abbiamo fatto un grande sforzo, era un mondo diverso, c’era necessità di nuovo e chiunque avesse intuito politico l’avrebbe capito. Lì siamo nati noi. Oggi serve un’altra spallata per cambiare le cose, la Sanità, ad esempio che mi pare non funzioni tanto bene. La Lega deve essere uno sprone».

E se Castelli ha parlato di una «Lega Nord che non esiste più», Grimoldi è convinto che «Salvini debba fare un passo di lato e lasciare che il partito torni ai temi identitari che lo hanno contraddistinto 40 anni fa. Salvini è ministro, faccia il ministro». Reguzzoni ha ribadito che «la grande presenza di persone oggi qui è un segno di affetto nei confronti di un uomo che ha rappresentato, rappresenta e sempre rappresenterà la bandiera del Nord».

A cercare di parare la bordata del Senatur ci provano i pasdaran dell’attuale segretario, quei quarantenni senz’arte ne parte che hanno vissuto solo di politica e che a Salvini devono tutto. Per il vicesegretario leghista, Andrea Crippa, «le parole di Bossi? Ne parleremo quando ci sarà il congresso. Se si candida Salvini, io voto Salvini. Dal mio punto di vista, ha fatto qualcosa che entrerà nei libri di storia. Tra poche settimane si approverà l’autonomia. Secondo me, Salvini è imprescindibile, perché ha portato la Lega al centro della politica italiana. Io credo che giocheremo un ruolo importante anche in Europa».

Tocca a Roberto Castelli rimettere le cose a posto: «gli mando il messaggio di prendere atto che la sua stagione ormai è finita. Forse sarà opportuno che le lotte per il Nord passino di mano», dice netto l’ex ministro. Che affonda: «in cosa ha sbagliato? Ha trasformato la Lega Nord da partito autonomista e federalista in un partito assolutamente centralista e con alcune vene di meridionalismo».

Dagli alleati tutto tace. Il vicepremier e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, preferisce il “no comment”: «non devo fare commenti sulle cose che riguardano gli altri partiti, anche partiti alleati». Ma dietro le quinte, sono proprio gli Azzurri di Tajani ad essere i più operativi nell’erodere il residuo consenso alla Lega salviniana, sia con una campagna acquisti a uomo, con tanti ex leghisti della prima ora che stanno confluendo nel partito azzurro che, il prossimo 28 aprile, darà ufficialmente il via a “Forza Nord” proprio per dare plastica concretezza al fallimento della linea nazionalistica di Salvini, le cui parole d’ordine saranno libertà economica, autonomia produttiva del Nord, riduzione dell’intervento statale, valorizzazione delle tradizioni locali. L’obiettivo dell’operazione acquisti di Tajani è un risultato a due cifre e soprattutto il sorpasso sulla Lega alle Europee.

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