Dalle elezioni europee esce un panorama politico italiano sostanzialmente confermato e rafforzato nella compagine di governo, con Fratelli d’Italia che si consolida ulteriormente come primo partito italiano al 28,9% e con la sua leader Giorgia Meloni che stacca il record di preferenze personali a quota 2,4 milioni.
Sempre tra i partiti, altro indiscusso vincitore delle elezioni europee è il Pd di Elly Schelin che sale al 24,1% ma con la Schlein fortemente staccata rispetto alle preferenze personali rispetto a Meloni – a quota 200.000 -, ma ben staccata dalla terza forza politica che è il M5s che incassa una perdita secca di oltre 6% piazzandosi al 10%, incalzato da un arrembante Forza Italia ad un’incollatura del 10% (al 9,8%) che supera per il podio delle forze di governo la Lega Salvini che va al 9% salvata in corner dal fortissimo successo personale del generale Roberto Vannacci che supera il mezzo milione di preferenze personali, voti che non sono organici alla storia autonomistica della Lega.
Tra le altre liste, solo quella di Alleanza Verdi-Sinistra – che comprende Europa Verde e Sinistra Italiana – ha ottenuto un buon risultato, raccogliendo il 6,7% dei consensi, anche qui trainata dal forte trionfo personale con 176.000 preferenze di Ilaria Salis nella circoscrizione NordOvest. La lista “Stati Uniti d’Europa”, formata da Più Europa e Italia Viva con artefici il duo Renzi-Bonino, si è fermata al 3,8%, mentre Azione di Carlo Calenda al 3,4%. Entrambe queste liste non eleggeranno parlamentari europei visto che non hanno superato la soglia di sbarramento fissata al 4% dei voti. Risultati sotto il 2% per le altre forze politiche.
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Oltre al risultato delle forze politiche, alle elezioni europee spicca anche un altro risultato: l’astensionismo si conferma prima “forza” politica italiana, visto che hanno votato solo il 49,7% degli aventi diritto, il punto più basso delle elezioni nazionali, con punte ancora maggiori nel Sud Italia – dove è mancata l’offerta del voto di scambio del M5s che sfondò con il reddito di cittadinanza – e nel NordEst.
Tornando alle affermazioni personali, dette di quelle di Meloni, Schlein e di Vannacci, nel partito di Meloni si segnalano i buoni risultati di Carlo Fidanza (50.690 voti) e del nipote del ministro Guido Crosetto, Giovanni, che prende 33.928 preferenze. L’ex sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, arriva decimo nella lista di FdI al Sud con quasi 23.000 preferenze, ma senza staccare il biglietto per Strasburgo.
Nel Partito democratico, il principale dell’opposizione, e seconda forza politica italiana, Stefano Bonaccini, presidente dimissionario della regione Emilia Romagna e candidato capolista nel NordEst, prende il volo con oltre 380.000 preferenze. Anche la giornalista Lucia Annunziata, capolista al Sud, ottiene più di 237.000 voti; Alessandro Zan, promotore della legge contro l’omotransfobia, raccoglie 165.000 preferenze tra NordOvest e NordEst. Cecilia Strada totalizza 282.871 preferenze. Exploit anche per l’ormai ex sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, che si intesta 210.265 voti. Antonio Decaro, ex sindaco di Bari e presidente Anci, nella circoscrizione Italia meridionale incassa ben 495.617 preferenze (di cui 351.493 solo dalla Puglia e 186.367 dalla provincia di Bari), risultando primo nel collegio del Sud.
Non ce la fa, invece, Marco Tarquinio, ex direttore di Avvenire e promotore di posizioni pacifiste e anti-Nato, che nella circoscrizione Centro ha ottenuto circa 28.000 preferenze, arrivando settimo in lista.
Il risorgimento elettorale di Forza Italia è stato supportato dalla candidatura di bandiera di Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, che spinge il partito facendolo diventare al Sud primo partito della coalizione di governo con oltre 390.000 voti. Tajani è candidato in tutte le circoscrizioni, tranne le Isole, al Sud ottiene il risultato migliore, con oltre 140.000 preferenze.
Non sembra aver pagato l’endorsement di Umberto Bossi verso Marco Reguzzoni, ex capogruppo della Lega Nord alla Camera, che correva alle Europee nelle file di FI che ottiene solo 7.300 preferenze nel NordOvest. Ancora peggio, nella stessa circoscrizione, un altro ex leghista, Roberto Cota, ex parlamentare e governatore del Piemonte: per lui meno di 4.000 preferenze.
Tra le fila di Alleanza Verdi-Sinistra molti “big” attendono le scelte dei candidati pluricircoscrizione più eletti, Salis e Mimmo Lucano: se entrambi opteranno per l’elezione in un’altra circoscrizione, dalla circoscrizione Isole per Avs dovrebbe andare all’Europarlamento l’ex sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che ha ottenuto 18.540 voti. Ignazio Marino, invece, è il più votato della lista Avs per l’Italia centrale con 24.809 preferenze.
Nel partito dell’ex premier Giuseppe Conte, uno dei due grandi sconfitti di queste elezioni europee, l’ex presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, capolista al Sud, andrà a Strasburgo: di gran lunga il più votato tra i Cinquestelle della sua circoscrizione, Tridico ha ottenuto 117.507 voti, che è anche il più votato per il M5s di tutte e cinque le circoscrizioni (quello che gli si avvicina di più è Giuseppe Antoci, con oltre 64.000 preferenze). Probabile partenza per Strasburgo anche per l’ex campionessa di calcio femminile Carolina Morace, la prima della lista M5s nella circoscrizione centro con 22.683 voti.
Quanto ai seggi assegnati alle varie forze politiche, dei 76 spettanti all’Italia, 25 andranno a Fratelli d’Italia, 21 al Pd, 8 a Forza Italia e Noi moderati, 8 alla Lega Salvini, 8 a M5s e 7 di Avs.
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