Le elezioni dell’Europarlamento per il quale si voterà a giugno 2024 stanno scatenando gli appetiti dei vari leader politici, visto che il sistema elettorale puro permette a ciascuno di misurarsi con il bilancino dei voti raccolti, a prescindere dalla figura di un leader di coalizione. E questo ha fatto scattare nel leader della Lega, Matteo Salvini, una sorta di riflesso pavloviano nei confronti dell’attuale premier del governo italiano, Giorgia Meloni, quasi fosse un secondo tempo rispetto alle elezioni del settembre 2022 che hanno visto una Lega Salvini valere circa un terzo di Fratelli d’Italia di Meloni, ben altra cosa del 34% conquistato dal Capitano delle Europee del 2019.
Nel suo tentativo di rivalsa Salvini non pare farsi scrupolo di utilizzare il fuoco amico nei confronti degli altri azionisti della coalizione di centro destra che guida l’Italia, coalizione che se tenesse la barra dritta e freno alle ambizioni personali potrebbe veramente ambire ad essere il nuovo baricentro degli assetti di potere europei, favorendo quell’arietta di centro destra che tira sempre più insistentemente tra le capitali europee.
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Arietta che potrebbe a breve vedere crescere il numero di paesi esprimere democraticamente un cambio di passo da una maggioranza progressista ad una conservatrice, cosa che avrebbe riflessi anche sulla composizione della futura Commissione, nominata direttamente dai vari governi dell’Unione.
In questo scenario, Salvini vuole rilanciare la sua presenza all’interno del gruppo Identità & Democrazia, dove, oltre la Lega Salvini, alberga il Rassemblement National di Marine Le Pen e i ben più indigesti Alternative für Deutschland causa le sue tendenze di estrema destra, anche se il bilancio della legislatura che sta per finire ha visto I&D praticamente tagliata fuori da qualsiasi livello di potere dell’Europarlamento, con ridotte capacità di manovra.
Alle parole di un Antonio Tajani longa manus del Partito popolare europeo in Italia che ha già messo il veto sia sulla Le Pen (non così assoluto) e su AfD (questo definitivo), Salvini più che rilanciare sui propri alleati farebbe meglio a traghettare la sua Lega nel porto ben più tranquillo dei Conservatori europei (Ecr) guidato a livello europeo proprio dalla stessa Meloni, fresca di rinnovo di mandato.
Certo, per Salvini mollare I&D e aderire a Ecr sarebbe l’ennesimo rospo da ingoiare e dire definitivamente addio ai suoi risibili sogni di rivalsa e di gloria, ma potrebbe essere un gesto di buona politica, con una vista lungimirante sulle elezioni dell’Europarlamento e sui poteri comunitari. In caso contrario, proprio Salvini potrebbe essere il responsabile del mancato successo del disegno meloniano di mandare all’opposizione i Socialisti con la loro demagogia ambientalista. Cosa che metterebbedefinitivamente la pietra tombale sul futuro politico di Salvini, sicuramente a livello europeo e, probabilmente, anche su quello italiano.
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