Climatizzatori, nuova mannaia ambientalista della Commissione Ue

Divieto di manutenzione a partire dal 2024 per gli apparecchi che utilizzano gas fluorurati ad alto effetto serra. A rischio il comparto produttivo, con 100.000 positi di lavoro solo in Italia.

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Climatizzatori

La mannaia ambientalista della Commissione Ue sta per cadere sui climatizzatori che si apprestano a tornare in funzione a piena potenza con il rialzo repentino delle temperature oltre i 30 gradi con la proposta di un nuovo regolamento sui gas fluorurati (F-Gas) responsabili di emissioni climalteranti.

L’obiettivo della Ue è di limitare l’uso e le emissioni di F-Gas incoraggiando tutti ad utilizzare alternative più sostenibili, sostituendo l’attuale fluido refrigerante R410A, che a sua volta ha già sostituito il “vecchio” R22, con il nuovo R466A, utilizzabile sugli impianti di piccola dimensione come quelli domestici, ma di difficile utilizzoin quelli più grandi industriali, dove l’alternativa è costituita da un gas moderatamente infiammabile oppure da uno tossico con tutti i vincoli e rischi del caso.

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Il settore della climatizzazione italiana ed europea è in allarme: per Gabriele Di Prenda, esperto della normativasui F-Gas e partecipante per Assoclima e Assotermia ai tavoli di lavoro sulla nuova normativa comunitaria, «in 8 casi su 10 si dovrà dire addio a climatizzatori e pompe di calore: sarà questo lo scenario che ci troveremo dinanzi se tra un paio di mesi verrà approvata in sede europea la revisione del Regolamento F-Gas. Oggi è sufficiente posizionare le unità esterne ad esempio sui balconi, ma domani sarà molto problematico installare le nuove macchine viste le necessarie distanze di sicurezza tra le unità esterne e le superfici abitative».

«Ci saranno maggiori difficoltà – sottolinea Di Prenda – per garantire la sicurezza degli ambienti di vita (dalle case agli ospedali, passando per superfici commerciali e fabbriche) se il nuovo regolamento europeo prevederà in sistemi di climatizzazione e pompe di calore il solo uso di gas naturali come propano (facilmente infiammabile) e ammonica (potenzialmente tossica). Questi gas oggi sono vietati in ospedali, hotel, cinema etc. e si aprirà un grosso tema su come riscaldare o rinfrescare questi spazi. Anche per i privati, nel momento in cui non potranno riparare i propri condizionatori e pompe di calore esistenti già dal 2024 e dovranno comprarne di nuovi, si aprirà il problema di come sostituirli. La climatizzazione rischia di diventare un privilegio per pochi».

Nubi fosche anche sullo scenario produttivo: secondo Di Prenda «se il regolamento passasse senza modifiche a guadagnarci sarebbero le industrie, in particolare del Nord Europa, che puntano a imporre un nuovo standard tecnologico che non contempla le esigenze climatiche ed installative del Sud Europa; sarebbe inoltre un grosso vantaggio per chi produce e distribuisce fonti fossili (gas, combustibili per il riscaldamento) che vedrebbero rallentare l’ingresso di tecnologie più sostenibili come le pompe di calore. Ci guadagnerebbero anche i produttori di USA e Cina di apparecchiature per la climatizzazione, che potranno rimpiazzare il vuoto di mercato lasciato sullo scenario mondiale dai produttori europei e italiani in particolare perché, tra le propostesul tavolo per la revisione del regolamento, c’è anche quella che prevede per i produttori europei il divieto di realizzare apparecchi funzionanti con i “vecchigas, anche per la sola esportazione extra UE».

Di Prenda illustra le conseguenze economiche sul settore italiano della climatizzazione: «pesa sul PIL italianodallo 0,3% allo 0,5%, pari a una cifra compresa tra i 5 e gli 8 miliardi circa. La nuova normativa esporrebbe a rischio di perdita di lavoro oltre 100.000 persone in Italia. Sul lato ambientale l’Europa vuole bandire tali gasperché, se liberati in atmosfera, contribuiscono a generare l’effetto serra. In realtà il loro utilizzo permette di adottare pompe di calore capaci di sostituire caldaie e ridurre con certezza e in grande quantità le emissioni di anidride carbonica».

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