Abolire il ballottaggio alle elezioni amministrative?

La proposta lanciata dal presidente del Senato Ignazio La Russa terremoterebbe ulteriormente il rapporto elettori-eletti. Semmai, ci vorrebbe il ballottaggio e i collegi uninominali.

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La tornata elettorale di fine primavera si è conclusa con il ballottaggio delle amministrative che hanno segnato un ulteriore calo della partecipazione al voto dei cittadini, allargando ancora più delle europee le fila degli astensionisti.

Una situazione che ha fatto dichiarare al presidente del Senato – la seconda carica della Repubblica – Ignazio La Russa, che sarebbe opportuno valutare l’abolizione del sistema elettorale a doppio turno per le amministrative, suscitando il favore da parte del centro destra ma la ferma contrarietà da parte delle opposizioni.

Il sistema elettorale dei sindaci, specie quello valevole per le realtà con più di 15.000 abitanti che prevede il sistema elettorale a doppio turno con ballottaggio finale è l’unico che negli ultimi vent’anni di riforme elettorali più o meno stiracchiate ha funzionato in modo ideale, dando ai cittadini un potere di scelta tra i candidati meno peggio. Meno peggio perché la politica ha ormai pessimamente abituato gli elettori a scegliere tra candidati di seconda, terza e anche sesta scelta, personaggi che hanno meritato una candidatura, magari in una bella lista bloccata come accade per le Politiche, più per una questione di elasticità delle giunture per garantire flessioni a 270° ai voleri del capobastone locale e nazionale di turno. Sempre per non dire di peggio, come purtroppo pare essere accaduto.

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Se si vuole recuperare il rapporto con gli elettori, i partiti dovrebbero fare lo sforzo di selezionare meglio la classe politica, proponendo candidati con un minimo di esperienza e di capacità, piuttosto che esperti di violazione della proprietà altrui, esegeti dell’occupazione o della lotta degli ultimi con gli stivali sporchi sorvolando che nella propria famiglia si praticasse proprio quello sfruttamento politicamente denunciato.

Poi, oltre a proporre candidati migliori, il sistema elettorale a doppio turno dovrebbe essere accompagnato da un ritorno dei collegi uninominali per riavvicinare i candidati agli elettori, evitando di avere collegi grandi o anche giganteschi come nel caso delle elezioni europee, dove il contatto tra elettori e candidati è praticamente impossibile.

Un sistema elettorale basato su doppio turno e collegi uninominali dovrebbe essere applicato per le elezioni di maggiore importanza, dalle regionali, alle politiche, alle europee e anche per le realtà urbane maggiori, dove un quartiere equivale spesso a una media città di provincia. Per tutte le altre realtà, è più che sufficiente il sistema attuale a doppio turno con ballottaggio.

Pazienza se ciò scombina le manovre delle segreterie dei partiti: se ne faranno una ragione, sull’altre di recuperare il vero consenso dei cittadini piuttosto che mera gestione del potere che sta accadendo ora con partecipazioni al voto sempre più ridotte.

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