La guerra in Ucraina sta andando a rilento rispetto alle attese di Vladimir Putin che puntava ad una rapida cavalcata tra i cosiddetti “fratelli” di lingua e di tradizione sotto quello che era il cappello dell’Urss, con una reazione inaspettata di resistenza e di risposta capace di tenere testa all’invasore, specie tra le truppe di terra che, a dispetto delle aspettative, risultano piuttosto impreparate e, soprattutto, demotivate perché tanti giovani russi non erano pienamente a conoscenza di quanto li aspettava.
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Tra le cause della guerra in Ucraina, su cui si confrontano a “Bianco & Nero” l’esperto di comunicazione e analisi politica, Gianfranco Merlin, e il direttore de “il NordEst Quotidiano”, Stefano Elena, c’è anche la forte miopia dell’Unione Europea che, dall’invasione della Crimea del 2014 avvenuta senza grande opposizione tra la popolazione locale in gran parte russofona e tra la disattenzione europea, non ha posto in essere alcuna seria politica di attenzione all’evoluzione dello scenario, specie in quelle realtà di tensione come il Donbass, dove sono stati gli ucraini ad usare le maniere forti per reprimere le richieste di autonomia e di autogoverno delle realtà russofone del paese.
La miccia della guerra in Ucraina è poi stata innescata anche dalla convinzione che la Nato potesse allargarsi senza colpo ferire fino al confine con la Russia, nonostante quest’ultima avesse più volte avvisato delle sue richieste di avere una larga fascia di stati neutrali a tutela della sua sicurezza. E il rischio di vedere passare anche l’Ucraina tra le fila Nato dopo le tre repubbliche baltiche probabilmente a Mosca è stato considerato un pericolo da fermare al più presto, con le buone o con le cattive.
Sicuramente, le conseguenze della miopia politica, strategica e militare dell’Unione europea, dovuta in gran parte a protagonisti politici di basso rango mandati a Bruxelles in attesa di migliore impiego all’interno degli stati di provenienza, saranno pesanti e molto costose per tutta la società europea, soprattutto sul fronte economico, con costi dell’energia a livelli mai visti prima e con fortissimi problemi di approvvigionamento delle materie prime per l’industria manifatturiera.
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