In Trentino Alto Adige si vota per il rinnovo dei due consigli provinciali (che poi vanno a formare quello regionale) il 22 ottobre prossimo e la situazione politica è ancora in alto, altissimo mare, specie per le elezioni in Trentino.
Se in Alto Adige non c’è praticamente gara, con il presidente uscente Svp, Arno Kompatscher, che si ricandida per la terza volta con ampie possibilità di vittoria salvo un terremoto all’interno della Svp che storicamente raccoglie la quai totalità del voto della popolazione tedesca, largamente maggioritaria in provincia, tutt’altro scenario esiste in Trentino, dove la rappresentanza politica è decisamente più frammentata ed instabile.
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In questa puntata de il “Bianco & Nero”, l’esperto in analisi politica e comunicazione, Gianfranco Merlin, e il direttore della Web Tv e de “il NordEst Quotidiano”, Stefano Elena, analizzano i due principali schieramenti in lizza alle elezioni in Trentino, che presentano due candidati presidente che rappresentano altrettante anatre zoppe, decisamente zoppe.
Il centro sinistra ha messo in campo il sindaco di Rovereto, Gianfranco Valduga, che rischia grosso per via della condanna già buscata dalla Corte dei conti e dell’ulteriore rinvio a giudizio sempre su iniziativa della Corte dei conti, per una storiaccia di nomine a massimo dirigente del comune di un funzionario privo di titoli per ricoprire il ruolo. E correre in una campagna elettorale avendo sul groppo una condanna in primo grado e un nuovo rinvio a giudizio non è proprio il massimo, perché i cittadini rischiano di non votarlo per via dei sospetti che aleggiano sulla sua figura.
Il centro destra non sta meglio, perché il presidente uscente, il leghista Maurizio Fugatti, ha dimostrato oltre ogni legittimo dubbio di non essere adeguato al ruolo svolto, tanto che Fratelli d’Italia ha chiesto alla coalizionedi cambiare candidato per non competere alle elezioni con una fortissima probabilità di perdere.
Da parte sua, Fugatti si è legato allo scranno provinciale come un’ostrica e non vuole saperne di fare un passo indietro per il bene dell’intera coalizione, nonostante che per enumerare gli insuccessi del suo governo e dei suoi assessori servano ben più delle dita di mani e piedi di una persona. Con il risultato che il centro destra potrebbe andare alle elezioni diviso tra lo schieramento del leghista supportato da qualche lista civica minore e Fratelli d’Italia, con tutta probabilità partito destinato ad avere singolarmente la maggiore affermazione elettorale, probabilmente superiore a quella del Pd.
Probabilmente, da Roma arriverà un rinsavimento che si spera non sia tardivo, con il cambio dei due candidati, anche per non dare ulteriore carburante all’astensionismo e alle formazioni politiche fuori delle due maggiori coalizioni.
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