La luna di miele della premier Giorgia Meloni e del primo governo di destra presieduto da una donna dell’Italiarepubblicana è finita e i problemi iniziano a venire al pettine, ad iniziare dalla gestione dei fondi del Pnrr, il Piano di ripresa e resilienza, finanziato dall’Unione europea con 191,5 miliardi, di cui 122,6 miliardi sono prestiti da restituire e i rimanenti 68,9 sono a fondo perduto, contiene una serie di misure che debbono essere realizzate con un preciso cronoprogramma per poi potere autorizzare l’erogazione delle rate semestrali del fondo dal 2021 al 2026, ciascuna di 20 miliardi circa.
Nella sua relazione semestrale, la Corte dei conti evidenzia la lentezza con cui procedono gli impegni di spesa del Pnrr, sottolineando anche i problemi connessi con un’interpretazione diciamo “leggera” degli impegni che l’Italia ha mandato a Buxelles, come la piantumazione entro il 31 dicembre 2022 di 1.650.000 alberi che non c’è stata perché si è partiti dalla piantumazione del seme.
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Non solo piante: nel Pnrr c’è il problema della sanità, forse il settore della pubblica amministrazione che più di tutti avrebbe bisogno di un’iniezione di risorse, che è ancora ferma al palo, mentre tante amministrazioni centrali e locali evidenziano fortissimi limiti nella predisposizione dei bandi e nell’effettuazione delle gare di appalto.
Non è un mistero che da più parti della maggioranza di governo si vorrebbe chiedere alla Commissione europea una pausa di circa 6 mesi per recuperare il tempo perduto e, soprattutto, per cambiare alcune poste di bilancio del Pnrr di quella che, a sentire grillini e piddini del governo Conte 2, era “una pioggia di denaro europeo sull’Italia”, sottacendo che questa era una pioggia largamente a debito che andava poi restituita al mittente. Ma intanto, alcuni partiti sulla “pioggia di denaro” ci hanno costruito una campagna clientelare che, specie nel Mezzogiorno, ha dato i suoi frutti.
Intanto, le difficoltà dell’azione di governo si riflettono sul gradimento della leader e dei vari partiti di maggioranza che paiono avere iniziato la china discendente, mentre sul fronte opposto il Pd recupera la soglia psicologica del 20% a danno soprattutto del M5s di Giuseppi Conte, che ora deve guardarsi anche sul fronte sinistro che credeva di avere consolidato a suo vantaggio.
A non lasciare tranquillo il governo Meloni c’è anche la questione della crisi bancaria, innescata dagli Usa, approdata in Svizzera e poi rapidamente espatriata in Germania, complice una politica fallimentare del costo del denaro fatta dalla Banca centrale europea e dalla sua presidente francese, Christine Lagarde, decisamente inadeguata al ruolo ricoperto. Il problema per l’Italia, più che la solidità del sistema creditizio che al momento appare buono, è la solidità dei bilanci familiari, specie di quelle che hanno accesi mutui a tasso variabile per l’acquisto della casa.
Crescono gli allarmi di sostenibilità di rate aumentate del 45% nel giro di un anno, con il rischio che molti non riescano a far fronte ai pagamenti e la conseguente messa all’asta dell’immobile. Situazione in cui rischiano di incappare anche migliaia di proprietari che si sono fidati della promessa di Conte & C. di avere ristrutturata gratis la propria abitazione. Nei condomini con i cantieri bloccati per l’impossibilità di scontare i crediti sono molti privi di adeguata liquidità a rischiare il pignoramento dell’abitazione da parte dell’Agenzia delle entrateche reclama indietro la parte non goduta del credito fiscale finito incagliato.
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