Il lavoro, l’inflazione, il caro vita è protagonista di questa puntata de “Bianco & Nero” le riflessioni settimanali a ruota libera dell’esperto in comunicazione e analisi politica, Gianfranco Merlin, e del direttore de “il NordEst quotidiano”, Stefano Elena.
In questo periodo emerge in tutta la sua evidenza l’effetto devastante, simile a quello di una bomba atomica, causato dal reddito di cittadinanza grillino (e stampellato da una Lega fu Nord, ora Salvini Premier) che ha allontanato dal lavoro a bassa remunerazione – che esiste e che esisterà sempre – frotte di persone, che preferiscono stare a casa con il sussidio pubblico, magari integrandolo con qualche lavoretto al nero. E pazienza, se le truffe ingenerate da “o’reddito”, specie nei feudi elettorali meridionali del Movimento 5 stelle, arricchiscono ogni giorno le cronache dei quotidiani.
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Interi settori, ad iniziare da quello del turismo sono stati doppiamente disastrati: una prima volta dal reddito di cittadinanza, poi dalla pandemia da Covid che, a causa delle chiusure di molti esercizi, ha costretto molti lavoratori stagionali professionalizzati con lunga esperienza a cambiare definitivamente lavoro. E ora che la situazione sembra tornare alla normalità, alberghi, ristoranti, bar faticano decisamente a trovare personale specializzato, che non si forma con uno schiocco di dita.
E che dire dell’inflazione indotta dal record dei prezzi dell’energia e delle materie prime? Di fatto, i maggiori costi hanno drenato almeno uno stipendio mensile, spesso anche due, mandando sull’orlo della povertà frotte di lavoratori a basso reddito, penalizzando i consumi di quelli messi appena un po’ meglio, azzoppando la crescita economica del Paese.
Nell’incertezza, cresce la liquidità giacente sui depositi degli italiani, che ormai ha superato i 1.800 miliardi, più del Pil di un anno, così come cresce la quota (pare oltre il 75%) del risparmio gestito raccolto in Italia che finisce investito all’estero, privando il Paese di un forte afflusso di investimenti che potrebbero accompagnarne la crescita e la modernizzazione.
In questo contesto, tutt’altro che idilliaco, che fa la politica? S’impegna a risolvere i problemi del Paese in una logica di emergenza e di corale afflato a raggiungere il comune obiettivo del rilancio per uscire da una crisi che dura dal 2008? Giammai, i partiti sono già in fibrillazione per gli appuntamenti elettorali della prossima primavera, vuoi con le amministrative, vuoi con i referendum sulla giustizia, vuoi, non sia mai, anche per le elezioni politiche anticipate, specie se il premier Mario Draghi, definitivamente rotto delle paturnie dei vari leaderucoli nazionali, decida finalmente di trovarsi un nuovo lavoro con meno grattacapi di quelli che gli procura quella masnada che alberga in un parlamento che avrebbe dovuto aprire come una scatoletta di tonno.
Buona visione.
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