Lunedì 30 gennaio il governo Meloni compirà i suoi primi 100 giorni di vita e l’appuntamento arriva all’insegna del primo calo dei consensi per la leader di Fratelli d’Italia che così interrompe la continua crescita dei consensi fin qui registrata dalle elezioni politiche di settembre scorso ad oggi.
Il primo calo è più che altro una limatura, anche se dal forte sapore psicologico perché Meloni e i suoi alfieri del mantenimento di quota 30% hanno fatto una sorta di linea Maginot da difendere costi quel che costi, anche se il passaggio dall’opposizione al governo ha avuto i suoi pesanti costi.
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Specie i canali social non fanno altro che ricordare tutte le promesse fatte da Meloni da leader solitaria dell’opposizione che, una volta al governo, si sta rimangiando una dietro l’altra: dalla battaglia sull’obbligo del Pos, a quella della soglia del contante o alla riduzione delle accise sui carburanti.
Certo, ad attenuante di Meloni c’è il fatto, indiscutibile, del suo insediamento proprio a ridosso della scadenza della legge finanziaria 2023 che ha imposto la necessità di puntare al consolidamento dei conti traballanti dello stato sotto i colpi della crisi energetica, ma ora i nodi della capacità di governo e del mantenimento degli impegni elettorali stanno arrivando al pettine e il prossimo semestre sarà decisivo per vedere se la pasta di Meloni è effettivamente qualcosa di diverso dagli altri governi o se anch’essa è della stessa schiatta.
Vedremo se effettivamente ci sarà qualcosa di nuovo per liberare le energie delle imprese, ad iniziare dal taglio della burocrazia (riforma a costo zero per lo Stato), o se ci saranno gli spazi per la riduzione delle accise sui carburanti anche per favorire gli ingressi turistici nel paese, anche alla luce delle forti tensioni che si annunciano sul prezzo del gasolio con l’entrata in vigore del bando alle importazioni di gasolio dalla Russia che ha assicurato il 40% dei consumi europei, con possibili forti ripercussioni sul prezzo alla pompa, che sui mercati internazionali è già volato ad oltre 1.000 dollari la tonnellata.
Poi, le questioni internazionali, dove Meloni è intenzionata a far riconquistare all’Italia lo spazio di sua competenza negli assetti strategici del Mediterraneo dopo un ventennio di trascuratezza, compresi gli interessi energetici. Senza trascurare lo scenario della guerra in Ucraina che va verso l’anno di belligeranza, con tutto quel che ne consegue in tema di costi umani, sociali e di tensioni internazionali.
Nonostante tutto, si vedrà come il governo Meloni saprà fronteggiare i problemi, visto che da ora in poi esso deve veleggiare in mare aperto, senza più la bonaccia dei primi 100 giorni di luna di miele con gli elettori.
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