Risicoltura italiana in sofferenza

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riso-grumolo 1L’Ente Nazionale Risi lancia l’allarme dinanzi al continuo calo della produzione complice i costi sempre più alti e le importazioni dall’estero

Apparentemente, il bilancio di collocamento del riso italiano è in equilibrio. In realtà ci sono dei problemi proprio nel segmento più importante, quello delle varietà da risotto, ossia dei risi destinati alla preparazione dei primi piatti e alla parboilizzazione.

Secondo i dati dell’Ente Nazionale Risi, la produzione lorda di risone nel 2013 è stata di 1.417.291 tonnellate (mentre l’anno scorso erano 1.594.476) con una minor superficie investita (216.019 ettari contro 235.052) e una produttività ad ettaro più bassa (6,56 contro 6,78), compensata però da una buona resa alla lavorazione (0,63 contro 0,61).

Considerati gli stock in calo (155.000 tonnellate di lavorato contro 191.772 dello scorso anno) si arriva a valutare una disponibilità vendibile nazionale di 898.876 tonnellate di lavorato che, sommata alle importazioni (nei limiti “accettabili” delle 22,914 tonnellate dall’Ue e delle 59.563 tonnellate dai paesi terzi)  conduce a una disponibilità vendibile nazionale nettamente inferiore al consuntivo 2012/2013, che era di 1.004.430 tonnellate di riso lavorato: quest’anno ci si attesta invece a 978.876 tonnellate, 100.000 delle quali dirette ai Paesi terzi e il resto al mercato europeo, Italia compresa. Numeri che non dovrebbero preoccupare e che non preoccupano: a creare dei grossi mal di pancia sono ben altri dati, come quelli delle importazioni a dazio zero dalla Cambogia e come quelli dell’orientamento varietale. 

Secondo le tabelle elaborate dall’Ente Risi e discusse dalla consulta risicola, è diminuito fortemente l’ettarato di varietà mercato interno e di conseguenza la disponibilità vendibile dei risi tradizionalmente consumati dal mercato italiano. L’Arborio, che l’anno scorso si estendeva su oltre 20.000 ettari e quest’anno è sceso a 13.212 (e la resa è passata da 5,99 a 5,30) scende da una produzione di oltre 122.000 tonnellate alle attuali 70.000. Il Carnaroli si è quasi dimezzato: da 90.000 a 49.000. Il Roma scivola da 23.000 a 12.000. Il Baldo da 77.000 a 64.000. Perde terreno anche il Vialone Nano. Se questa situazione indubbiamente aiuta i risicoltori a spuntare prezzi più remunerativi, appare fin troppo chiaro che non si riuscirà ad approvvigionare adeguatamente l’industria che rischia di non soddisfare le richieste di importanti mercati esteri come la Turchia, dove sono ripresi gli acquisti di Roma e Baldo. Il rischio è che altre risicolture in crescita, come quella sudamericana, si inseriscano negli spazi lasciati dagli italiani.

Stabile il tondo, la stessa sofferenza si verificherà per il parboiled, dove alla carenza di lungo “A” si potrà supplire probabilmente con il lungo “B”, cresciuto fortemente nel momento più difficile, per via della competizione con l’import asiatico: la produzione è passata in questo caso da 447.000 a oltre 500.000 tonnellate di risone.