Prodotti vegani: la Corte di giustizia Ue autorizza l’uso della parola “bistecca” e “salciccia”

Accolto il ricorso di 4 associazioni francesi e di surrogati della carne. Sentenza schifezza della corte europea.

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In Francia e in Unione Europea l’uso di nomi tipicamente associati alla carne per i prodotti a base vegetale è salvo: i cibi a base di proteine vegetali potranno continuare a chiamarsisalsicce”, “bistecche” o “hamburger” e nessuno Stato membro potrà impedirlo. Lo ha deciso la Corte di Giustizia europea accogliendo, in forma di sentenza, l’istanza di quattro organizzazioni francesi attive nel settore dei prodotti vegetali e vegani (l’Association Protéines France, l’Union vegetarienne européenne, l’Association végétérienne de France e la società Beyond Meat Inc.) che hanno contestato al governo di Parigi un decreto che vietava l’uso di termini come “bistecca” o “salsiccia” per indicare prodotti a base vegetale.

Un decreto pensato, secondo Parigi, per tutelare la trasparenza delle informazioni sui cibi, ma finito prima sul tavolo del Consiglio di Stato francese, e poi direttamente alla Corte di Lussemburgo. Per i giudici comunitari le norme sull’etichettatura alimentare tutelano già «sufficientemente i consumatori», anche in questi casi.

Secondo questa sentenza che si potrebbe definire “schifezza”, uno Stato membro «non può impedire con un divieto generale ed astratto» ai produttori di alimenti a base di proteine vegetali di adempiere all’obbligo di indicare la denominazione di questi alimenti con «denominazioni usuali» o «descrittive». A meno che il Paese non abbia adottato una «denominazione legale» per indicarli e purché le modalità di vendita o di promozione di quel prodotto non siano fuorvianti per i consumatori, inducendoli all’errore.

Gli effetti della sentenza della Corte di giustizia europea avranno efficacia non solo in Francia ma in tutta Europa, dove l’uso di termini associati a cibi contenenti proteine animali a quelli vegetali è sempre più dibattuto, soprattutto per via della diffusione di questi ultimi sul mercato europeo.

Le prime divisioni a Bruxelles sono emerse nel 2020, quando nel quadro dei negoziati sulla Politica agricola comune (Pac) al Parlamento europeo di Strasburgo ci fu il tentativo di inserire nella revisione delle norme una serie di emendamenti per eliminare l’b delle denominazioni di carne per i prodotti a base vegetale. Ma il blitz fallì e il blocco di emendamenti al regolamento sull’organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli fu respinto.

Il dibattito è rimasto aperto ed è, tra l’altro, particolarmente sentito in Italia. La sentenza, ad esempio, potrebbe non piacere a Lega e FdI, che del divieto di etichettatura tradizionale per i prodotti vegani ne hanno fatto da tempo una bandiera. Ma soprattutto la sentenza finisce con lo sdoganare legalmente prodotti che hanno cicli di produzione altamente ingegnerizzati con fortissimo ricorso a reazioni chimiche che di naturale e tipico hanno ben poco.

 

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