Secondo l’Osservatorio Turistico della Montagna le presenze attese sono stabili o in crescita, comunque all’insegna dell’ottimismo
Da diversi anni gli operatori della neve non avvertivano un ottimismo come quello registrato in questo inizio di stagione.
Nonostante la crisi e la recessione gli albergatori sorridono e tra gli addetti ai lavori dell’arco alpino sembrano esserci rosee aspettative per la stagione invernale, almeno fino al 7 gennaio 2014. Gli oltre 800 operatori della montagna interpellati si attendono una stagione invernale in linea con l’anno passato, con una leggera crescita del giro d’affari favorita dall’aumento della clientela straniera e dagli aumenti dei prezzi di skipass (tra +3 e +4%) e in parte delle tariffe alberghiere, soprattutto in alta
La prima parte della stagione invernale 2013-’14 beneficia della “molla” meteorologica e delle abbondanti precipitazioni nevose che hanno consentito a quasi tutte le stazioni sciistiche di anticipare l’apertura degli impianti a fine novembre. Crisi, disoccupazione, malessere e forconi contano poco: la neve ha generato un sentiment positivo che quantomeno annulla perplessità e dubbi sulla situazione italiana così come viene letta dai media e dall’impianto statistico.
Sembra che la componente neve, l’aria pura e la quota costituiscano un’inversione inattesa: dal futuro nero alle festività in bianco, dal basso delle pianure nebbiose al candore delle cime, dallo stress all’euforia. Se si confermasse questo inizio, si configurerebbe una stagione invernale che riporta in primo piano le località italiane. Da sopralluoghi e interviste si evidenziano infrastrutture e arredi urbani più caratterizzati, maggiori servizi e comfort complessivi mirati a rafforzare l’appeal e la tipicità della montagna italiana. Si percepisce la voglia d’innovazione, di ringiovanimento e anche di miglioramento del comfort alberghiero.
Gli operatori interpellati dall’Osservatorio non prevedono stravolgimenti rispetto all’inverno 2012-2013: il macro-trend resta quello della generale contrazione della domanda nazionale (di media e bassa stagione) da un lato, e la crescita differenziata e disomogenea dei flussi internazionali dall’altro. Gli elementi di continuità che emergono dal sondaggio sono:
l’eterno successo delle località dell’Alto Adige (Corvara, Selva di Val Gardena, Ortisei e il comprensorio di Plan de Corones);
il glamour e l’appeal di Cortina d’Ampezzo, sinonimo di tradizione e prestigio delle vacanze invernali, anche per la clientela straniera;
il consolidamento di Courmayeur e del Monte Bianco, grazie anche a novità alberghiere e al successo di un polo di benessere termale come Prè Saint Didier;
la performance positiva del Trentino, della Valle d’Aosta, della Valtellina;
la conferma di Madonna di Campiglio come la località top a livello di ospitalità alberghiera ed eccellenza ristorativa (la presenza di tre alberghi con ristorante “stellato” Michelin genera interesse sulla clientela abbiente).
Considerazioni diverse per le località appenniniche che, a cominciare da quelle dell’Emilia Romagna (Corno alle Scale e Cimone soprattutto), hanno costruito un’offerta credibile ed appetibile grazie alla competitività dei prezzi, allo spiccato dinamismo promozionale, oltre a piste aggiornate ed impianti rinnovati.
Investigando “in diretta” su richieste, atteggiamenti e stili di consumo dei turisti, gli operatori del panel dell’Osservatorio della Montagna sottolineano che:
i flussi turistici, in particolare quelli italiani, restano concentrati nei 30 giorni di alta stagione (Natale/Capodanno/Epifania e febbraio/Carnevale);
i turisti utilizzano sempre più il web. Spariti i depliant e le brochure, gli italiani usano il web sia in fase di ricerca e prenotazione che durante il soggiorno (app della località con luoghi ed eventi, wi-fi in hotel – un must gratuito per chi spende più di 100 euro al giorno per la mezza pensione – per la condivisione delle esperienze sui social network, etc.);
la domanda di SPA e centri benessere continua, ma l’offerta ristagna. Si è interrotto il processo di adeguamento alberghiero e pochi operatori commissionano nuove SPA a causa degli alti costi di realizzazione e di gestione;
non si arresta la crescita delle nuove discipline anche “estreme”, dei fuori pista “a rischio”, dei percorsi “skipass free”;
le offerte speciali (hotel+skipass) praticamente non esistono per l’alta stagione;
si accentua la richiesta di soggiorni brevi: week-end e short break sono richiestissimi ormai anche dalla clientela straniera individuale e indipendente che viaggia in auto. Secondo il 74% degli albergatori si riduce l’appeal delle settimane bianche;
si accentua l’attenzione al prezzo, che con il web viene costantemente tenuto sotto controllo e commentato (nel bene e nel male). Lo sottolineano 8 operatori turistici su 10;
si diffonde l’abitudine di prenotare sotto data. La maggioranza degli albergatori afferma che il 30-40% delle prenotazioni arrivano nei 2-3 giorni antecedenti il soggiorno.
Per la stagione invernale 2013-2014 si prevede una ripresa del “giro d’affari”, con i ricavi che, dopo la flessione dello scorso anno, torneranno al di sopra dei 10 miliardi di euro, con aumenti delle spese per skipass, scuole sci, noleggio attrezzature e pubblici esercizi.
Sostanzialmente stabile rispetto all’inverno 2012-’13 il numero dei praticanti dello sci, che si conferma attorno ai 2 milioni. Fermi anche i numeri degli snowboarder e i praticanti di sci di fondo. Crescono invece esponenzialmente gli appassionati di pratiche sia slow che extreme.
Il sondaggio del panel di operatori dell’Osservatorio della Montagna evidenzia i dati più significativi della stagione invernale, che già appare più positiva dello scorso anno:
il 9,3% prevede una crescita del movimento turistico, trascinata dalla clientela straniera; oltre 4 operatori su 10 prevedono un aumento dei flussi turistici internazionali su tutto l’arco alpino, con attese più forti sulla montagna lombarda e veneta;
Germania, Polonia, Be.Ne.Lux, Russia, Scandinavia e Austria sono i principali mercati internazionali; si accentua la presenza di ricchi ucraini, rumeni, cechi e lituani;
6 operatori su 10 prevedono una diminuzione della clientela italiana (un dato omogeneo in tutti i comprensori, compresi quelli dell’Alto Adige);
il 65,4% si aspetta nel complesso una conferma della performance della passata stagione (quota in crescita di 5-6 punti percentuali rispetto allo scorso anno);
il 25,3% prevede invece una diminuzione del movimento complessivo (questo dato risulta migliore di oltre 10 punti percentuali rispetto alle previsioni della stagione 2012-2013);
la maggior parte degli operatori al momento è ottimista per le Festività di Natale e Capodanno, ma preoccupata per gennaio (il 44,3% teme una flessione tra il 4 e il 7%);
Capodanno sarà positivo per il 93,2% degli operatori: incide l’innevamento in tutte le località, sia alpine che appenniniche, ma soprattutto la voglia di vacanze vicine e italiane.