Nell’annata vinicola 2017 l’Italia ha mantenuto il primato produttivo mondiale. Nonostante un’annata particolarmente difficile, caratterizzata da eventi climatici avversi, i 42,5 milioni di ettolitri hanno permesso all’Italia di posizionarsi comunque sopra i principali competitor. Infatti, anche per Francia e Spagna, il 2017 sarà ricordato come un anno di scarsa produzione. La vendemmia francese ha portato nelle cantine 36 milioni di ettolitri di vino (-21%), mentre la Spagna si è fermata a 35,5 milioni di ettolitri (-18%). Nel complesso la Ue, secondo i dati della Commissione, ha prodotto 143,8 milioni di ettolitri, il 15% in meno rispetto all’anno precedente e questo non poteva che avere effetti negativi anche nell’intera produzione mondiale che si è attestata a 250 milioni di ettolitri, il 9% in meno sul 2016. In Italia, secondo i dati Agea, la riduzione si è distribuita un po’ in tutte le regioni anche se la conta dei danni da siccità è stata maggiore nelle regioni del Centro Italia e in Sicilia, mentre Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige hanno contenuto le perdite.
Con riferimento all’imminente nuova campagna, pur essendo ancora presto per azzardare previsioni numeriche si può ragionevolmente stimare una produzione superiore a quella dello scorso anno, sebbene in alcune aree l’incremento non sarà sufficiente a riportare i volumi su livelli medi che, a livello nazionale, sfiorano i 48 milioni di ettolitri. Azzardando una forbice entro la quale potrebbe posizionarsi – sia pure con tutte le cautele del caso – la produzione vinicola della prossima vendemmia si può indicare un range tra i 46 e i 49 milioni di ettolitri. Anche in Francia si prospetta una vendemmia decisamente superiore alla precedente con volumi stimati nella forbice 46-48 milioni di ettolitri. Analoga la situazione in Spagna, dove si attende un’ottima annata senza però la definizione di elementi quantitativi.
In Italia lo sviluppo dei vigneti, iniziato sotto i migliori auspici, è stato condizionato da un clima bizzarro che ha alternato gelate, piogge e umidità. Il risultato finale sia sul fronte quantitativo che qualitativo comunque dipenderà, come prassi, dalle prossime settimane e cioè dal periodo subito prima della vendemmia. La regolare maturazione delle uve, infatti, è condizione necessaria non solo per i volumi ma anche per il raggiungimento del giusto sviluppo del grado zuccherino e quadro acido e aromatico.
Un minimo comune denominatore rispetto all’attuale stato vegetativo è l’estrema attenzione che i produttori stanno ponendo al monitoraggio dei vigneti e questo sarà l’anno in cui la capacità del viticoltore farà la differenza sul risultato finale. Le frequenti piogge e un clima particolarmente umido rappresentano, infatti, terreno fertile per lo sviluppo di malattie della vite, tra tutte la peronospora e l’oidio. Si è verificata in più parti la difficoltà di entrare nei terreni con mezzi meccanici e i trattamenti anticrittogamici si sono dovuti somministrare manualmente. Prima ancora, con l’inizio dello sviluppo vegetativo, in alcune regioni si era ricorso alla potatura verde e ad altre operazioni di gestione della chioma. Di certo, la cura dei vigneti effettuata in questo modo ha aumentato i costi di produzione
In Friuli Venezia Giulia la stagione vitivinicola è iniziata con leggero ritardo ma nel migliore dei modi, con una buona cacciata ed è proseguita senza problemi sino alla fioritura, leggermente anticipata rispetto alla media, ma nel complesso ottima. Il tempo stabile, già con temperature estive, rilevato nella prima metà di giugno ha contribuito ad una buona/ottima allegagione. La conseguenza è stata una prima indicazione produttiva più consistente nella quantità, ma il clima estivo insolitamente fresco dovrebbe riportare la maturazione delle uve nei tempi considerati normali. Inoltre, i “soliti” temporali estivi che si sono susseguiti dalla seconda metà di giugno in poi hanno inevitabilmente portato a qualche grandinata che ha colpito a macchia di leopardo il territorio regionale senza, tuttavia, arrecare gravi danni alle vigne. Da rilevare una sola grandinata estesa verificatasi lo scorso 8 luglio nelle zone della Doc Collio e Isonzo. Comunque questo evento non dovrebbe influire sulla qualità delle uve che avranno tutto il tempo per cicatrizzare le ferite. Visto il clima incerto ma favorevole – con l’alternanza di sole e pioggia – c’era qualche apprensione per lo stato sanitario delle uve. Alta, quindi, l’allerta dei viticoltori, anche se attualmente tutto risulta sotto controllo. Ad oggi si può parlare di vendemmia più abbondante rispetto allo scorso anno con una qualità decisamente ottima.
In Veneto i vigneti sembrano godere di un buono stato di salute. Alcuni danni sono stati causati da sporadiche grandinate e la piovosità intermittente ha disturbato la regolare somministrazione dei trattamenti. Le piogge stanno condizionando lo sviluppo vegetativo e anche in regione saranno fondamentali le settimane prima della vendemmia per avere idee più precise sia sull’entità dei volumi che sulla qualità.
In Trentino Alto Adige l’andamento stagionale è stato finora molto favorevole: il germogliamento è stato uniforme ed è iniziato con 15 giorni di ritardo rispetto allo scorso anno, tuttavia grazie alle temperature di aprile e maggio il ritardo è stato totalmente recuperato e quindi si prevede un inizio vendemmia precoce come nel 2017. Si inizierà infatti con le uve base spumante subito dopo ferragosto. Il germogliamento uniforme, la fioritura e l’allegagione avvenute in condizioni ideali hanno determinato una buona carica produttiva su tutte le varietà. Si prevede quindi una vendemmia caratterizzata da una buona quantità, leggermente superiore alla media degli ultimi 5 anni e superiore del 10-20 % rispetto allo scorso anno.
In Emilia Romagna l’inverno piovoso aveva permesso una cacciata abbondante. Pochi danni da gelate con una fioritura regolare e abbondante crescita della vegetazione che aveva indotto i produttori a diversi interventi di potatura verde per gestire la chioma. Gli attacchi di peronospora in Romagna sono stati ben controllati anche se con numerosi trattamenti. In Emila, invece, attacchi di peronospora hanno causato danni che si sono aggiunti a quelli da grandine. In questo momento l’uva si presenta, comunque, molto bella e in regola con il calendario di maturazione. A livello di malattie, la pressione della peronospora è stata abbastanza elevata, mentre l’oidio non ha dato problemi. Sull’aspetto qualitativo è ancora presto per fare dei bilanci, ma le premesse sono ottime.
Dopo tre campagne di prezzi complessivamente al ribasso, quella del 2017/2018 si chiude con segni positivi in tutti i segmenti di mercato. Nello stesso periodo anche i listini dell’agricoltura nel suo complesso sono cresciuti (+4%) ma con un ritmo decisamente inferiore rispetto al +30% messo a segno dal settore vino. Secondo l’indice Ismea dei prezzi alla produzione, il risultato realizzato dal vino nel suo insieme ha una importante componente nei vini comuni (+60%), segmento che risente molto dell’offerta internazionale, mentre le Dop (+15%) hanno per loro natura dei percorsi commerciali molto differenti e diversificati e, comunque, presentano oscillazioni dei prezzi alla produzione di minor intensità rispetto ai vini comuni. Nei vini comuni anche la Spagna ha visto crescere i propri listini, sebbene non con le dimensioni di quelli italiani. Gli incrementi dei listini più importanti si sono verificati tra agosto e ottobre, ovvero nei primi mesi della campagna 2017/2018, quando era ormai evidente la scarsità della vendemmia. Con il passare dei mesi e con l’allentarsi della pressione sui mercati si è assistito ad una sorta di consolidamento delle quotazioni che si è poi tradotta negli ultimi tre mesi, da maggio a luglio, in un’inversione di tendenza. I prezzi, infatti, sono cominciati a scendere nuovamente in attesa del vino nuovo.
Parlando in termini assoluti, nel 2018 si è arrivati a livelli di prezzo ragguardevoli, pur non raggiungendo i valori dell’inverno 2013. I bianchi hanno toccato in aprile i 5,83 euro l’ettogrado, mentre i rossi hanno sfiorato 5,40 euro. In luglio, con le cantine che hanno sollecitato per ultimare le consegne e far spazio alla nuova produzione, si è scesi rispettivamente a 5,77 e 5,35 euro l’ettogrado.
Aumenti considerevoli si registrano anche nel segmento delle Igt soprattutto in regioni come Emilia, Lazio e Sicilia che hanno avuto una vendemmia particolarmente scarsa, mentre le Igt del Veneto non hanno registrato una vera e propria impennata dei listini, grazie ad una disponibilità comunque buona. L’aumento del 15% dei vini Dop è maturato in maniera quasi omogenea tra bianchi (+16%) e rossi (+14%) pur sottolineando la sempre maggiore indipendenza delle dinamiche di mercato delle singole denominazioni.
Tra i bianchi Il Prosecco ha mostrato una progressione del 16%, il Conegliano Valdobbiadene del 15%, per i bianchi del Friuli Venezia Giulia il range di aumento è compreso tra il 13 e il 21 per cento, mentre per quelli trentini tra il 6 e il 17 per cento. Decisamente sotto la media nazionale gli incrementi delle Dop alto atesine e di quelle piemontesi, Piemonte Moscato escluso.
Le progressioni dei vini del Lazio, della Doc Sicilia e del Trebbiano d’Abruzzo sono state particolarmente importanti. Nei rossi si evidenzia il consolidamento delle quotazioni del Brunello di Montalcino, ormai stabili sopra i 1.000 euro l’ettolitro dall’inizio del 2017. Nell’ultima parte della campagna 2017/2018 per il Barolo si è avuto un lieve assestamento verso il basso, dopo molti mesi di stabilità, mentre il Barbaresco è cresciuto del 17%.
Buoni gli incrementi delle Barbera, sia piemontesi che lombarde e dei Lambruschi, fatta eccezione per il Sorbara. Molto bene la Doc Sicilia e il Bardolino, mentre un passo indietro si evidenzia per il Valpolicella, dovuto solo al mantenimento di equilibri di mercato. Anche nei rossi le Dop alto atesine sono cresciute meno della media nazionale, così come quelle trentine.