Grani antichi: a Bologna la prima conferenza internazionale

Gettate le basi per un documento unitario sulle definizioni corrette.

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grani antichi

Da semplice mercato di nicchia, prerogativa quasi esclusiva di agronomi e ricercatori, le varietà antiche di grano hanno via via conquistato il mercato diffondendosi sempre di più sulle tavole degli italiani. Che sia solo una moda o una scelta salutistica consapevole, è indiscusso che i grani antichi siano uno dei trend più attuali del settore alimentare. Ma cosa si intende per “grani antichi”?

A questa domanda hanno cercato di rispondere esperti provenienti da 31 Paesi di tutto il mondo, che si sono radunati a Bologna, in occasione della 1st International Conference of Wheat Landraces for Healthy Food Systems, la prima conferenza internazionale sui grani antichi.

Per varietà di grano “antico” generalmente s’intende una varietà che non ha subito quei processi di ibridazione che, a partire dalla seconda metà del secolo scorso, hanno introdotto varietà moderne di grano con una maggiore resa e migliorate proprietà tecnologiche, ma spesso con qualità nutrizionali inferiori.

Promossa da Kamut, Ifoam e Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, con il patrocinio del Mipaaf (ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali), comune di Bologna, regione Emilia Romagna e Sia (Società Italiana Agronomi), la conferenza ha richiamato una platea eterogenea non solo dal punto di vista geografico e culturale, ma anche professionale. Accanto a scienziati, agronomi e biologi, anche agricoltori, panificatori e dirigenti di aziende del settore alimentare hanno contribuito al dibattito sui grani antichi, tra ricerca, salute, nutrizione e ancora sistemi di agricoltura alternativa, sostenibilità e nuove prospettive di mercato.

La conferenza si è composta di sei sessioni, ciascuna dedicata a una tematica differente. Nella sessione “Wheat” è stato valorizzato il lavoro di diversi agricoltori di varie parti del mondo, che raccolgono e conservano la vastissima varietà di “landraces” (popolazioni eterogenee di varietà antiche di grano) esistenti, per evitare che scompaiano a seguito della coltivazione intensiva delle varietà moderne.

Nella sessione “Economic and Market Perspective” varie testimonianze hanno dimostrato come i grani antichi possano promuovere nuove economie e sinergie tra agricoltori e produttori locali. Infine, nella sessione “Nutritional and Medical Considerations” gli studi presentati hanno ulteriormente confermato le superiori qualità nutrizionali e salutistiche dei grani antichi rispetto ai grani moderni.

Momento clou della conferenza è stato quando gli esperti si sono confrontati sulla definizione stessa di “grani antichi”, “landraces” e altre definizioni correlate. Suddivisi in tre gruppi distinti, guidati rispettivamente da Salvatore Ceccarelli di Rete semi rurali, Calvin Qualset dell’Università della California (Usa), e Martin Wolfe, del centro per l’agroecologia, l’acqua e la resilienza dell’Università di Coventry (UK), i partecipanti sono andati alla ricerca delle definizioni più adatte.

Vista la complessità del tema, gli esperti non hanno raggiunto un consenso su una definizione univoca, ma hanno imbastito un lavoro ancora più ampio che proseguirà nei prossimi mesi e vedrà la pubblicazione di un documentounitario sul Journal of the Science of Food and Agricolture.

I lavori si sono conclusi con la visita ai campi sperimentali dell’Università di Bologna dove sono coltivate ben 236 accessioni differenti di grani antichi provenienti da diverse parti del mondo.

Nata da un’idea di Bob Quinn, pioniere del biologico e presidente di Kamut International ltd e Kamut Enterprises of Europe bvba, la Prima conferenza internazionale sui grani antichi è stata un’occasione per approfondire un tema sempre più presente nella cultura salutistica, dalla produzione di alimenti e aromi, al benessere, alla medicina.