Festa dell’albero o solo “greenwashing”?

Irrealistiche la promessa di piantumare 1.000 miliardi di alberi entro il 2030. Intanto, per le festività natalizie, un albero naturale, specie se proveniente da vivai certificati, è più sostenibile di uno finto.

0
27
festa dell'albero

La Festa dell’albero che si celebra il 21 novembre deve essere un’occasione per impegni concreti e fattibili, non per promesse roboanti che, ad un banale esame matematico, non reggono la realtà, come conferma Alberto Patruno, direttore generale di Asso.Impre.Di.A, l’associazione delle imprese per al difesa e la tutela ambientale associata a Confindustria, secondo cui «sono auspicabili menogreenwashing” e annunci di facciata, ma una programmazione reale e coordinata della messa a dimora degli alberi necessari da qui al 2030 e al 2050, coinvolgendo tutti gli attori del settore, vivaisti, agronomi, forestali, imprese green, istituzioni e associazioni».

Il perché, sempre secondo Patruno, «l’albero non è un prodotto industriale, ma deve essere programmato, piantumato e per poter crescere deve avere delle precise caratteristiche e avere un diametro, il che permette alla pianta anche di soddisfare i canoni per assorbire le polveri sottili, anidride carbonica ed altro».

Patruno smonta anche lo scenario di piantare 1.000 miliardi di alberi entro il 2030 per combattere il cambiamento climatico: «si tratta di uno scenario irrealistico e prendo una vecchia, ma attualissima dichiarazione di Francesco Ferrini, professore di Arboricoltura generale e Coltivazioni arboree all’Università di Firenze, che in poche righe spiega come sia impossibile, a partire dallo spazio. “Se prendiamo un tiglio, il cui raggio della chioma raggiunge i 5 metri a maturità, lo spazio occupato dalla chioma è di circa 78 mq. Per mantenerla verde e fotosinteticamente attiva per tutta la sua profondità, bisogna lasciare almeno un metro in più rispetto al raggio della pianta da adulta. L’area che serve è di circa 113 mq: fanno circa 85-90 piante per 10.000 mq, un ettaro. Se per semplicità calcoliamo 100 alberi per ettaro e moltiplichiamo la superficie necessaria a ogni pianta per il numero di alberi si arriva a 100 mln di kmq: 10 volte il Canada, il 70% delle terre emerse”. Improponibile. Ma se anche sgomberassimo tre quarti del Pianeta per fare spazio alle nostre buone intenzioni, ci condannerebbe il tempo: “Piantando 100 mln di alberi a settimana, servirebbero 192 anni. Con rese del 50%, 384 anni!”».

Ecco che invece di sparare letteralmente numeri a vanvera durante la Festa dell’Albero, servirebbe una corretta programmazione sul patrimonio arboreo, che non va improvvisata, ma gestita nel tempo con periodici rinnovi e interventi sull’esistente.

Durante le festività natalizie nelle case tornano gli alberi di Natale e con essi la domanda se sia più sostenibile un albero finto riutilizzabile nel tempo o una pianta vera. Un albero di Natale finto è prodotto da derivati del petrolio e, a fine vita, il suo smaltimento è complesso, essendo composto da diversi materiali difficili da separare. Inoltre, basti pensare che un albero artificiale di plastica di 2 metri ha un’impronta di carbonio pari a circa 40 kg di emissioni di CO2 equivalenti, senza considerare il tempo che gli alberi finti impiegano a degradarsi nelle discariche, che è di oltre 200 anni. L’impronta di carbonio di un albero vero, invece, è di circa 3,5 kg di CO2, un decimo di quella dell’albero finto. Questo dato evidenzia come gli alberi “finti” non siano affatto migliori per la salvaguardia del patrimonio boschivo.

 

Per rimanere sempre aggiornati con le ultime notizie di “Dario d’Italia”, iscrivetevi al canale Telegram per non perdere i lanci e consultate i canali social della Testata. 

Telegram

https://t.me/diarioditalia

Linkedin

https://www.linkedin.com/company/diarioditalia

Facebook

https://www.facebook.com/diarioditalia

© Riproduzione Riservata