Oltre ai disastri naturali, come quello rappresentato dalla diffusione della cimice asiatica, l’Italia è afflitta quasi in modo pandemico da un altro male, quello dell’eccesso di burocrazia irresponsabile che con le sue lungaggini mette a rischiol’economia nazionale.
Il settore agricolo vede aumentare le patologie a partire dalla cimice asiatica, ma non solo, i fitofarmaci si riducono e le alternative naturali restano bloccate con il rischio di mettere a repentaglio la frutta estiva.
Il coordinatore settore Ortofrutta di Alleanza cooperative Agroalimentari, Davide Vernocchi, denuncia come «lentezze amministrative e ritardi burocratici stiano impedendo ancora l’utilizzo dei mezzi naturali, come gli insetti antagonisti per la difesa di pere, drupacee, ciliegie e piccoli frutti» della stagione 2022, dopo quella 2021 afflitta da gravi danni.
«Da diversi mesi abbiamo richiesto autorizzazioni all’uso degli antagonisti per la cimice asiatica marmorata e del moscerino Drosophila suzukii, ma non ci sono state ancora concesse – prosegue Vernocchi -. Ora migliaia di produttori, dall’EmiliaRomagna al Trentino, da Nord a Sud della penisola, non sanno come gestire il problema e come difendere le piante. La burocrazia non va purtroppo al passo con i tempi della natura».
L’Italia, secondo Vbernocchi, «dimostra ancora una volta di non essere lungimirante: i due insetti alieni non saranno i primi né gli ultimi, occorrerà attrezzarsi con flussi autorizzativi e procedure burocratiche più fluide. Il rischio, purtroppo, è di vedere compromessa la produzione estiva».
Il sistema frutticolo ingloba le contraddizioni che caratterizzano la situazione italiana. Da un lato l’impegno a trovare alternative alle soluzioni chimiche per controllare le patologie; dall’altro le difficoltà e ritardi nell’ottenere i permessi per usare mezzi naturali.
«Ci risulta che migliaia di insetti antagonisti (nello specifico le specie Trissolcus japonicus e Ganaspis brasiliensis Ihering) che erano destinati alle regioni più precoci siano rimasti inutilizzati – afferma Vernocchi – e con l’avanzare della stagione si corre il rischio di vanificare il lavoro dei centri di ricerca e dei centri di moltiplicazione, compromettendo in tal modo il lavoro dei frutticoltori».
Il tutto sull’altare di una burocrazia che la politica non accenna a volere aggredire e a ricondurre nel solco di un servizio efficiente a favore di cittadini ed imprese e non contro la collettività che le paga lo stipendio.
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