Chi ha concepito il “Superbonus 110%” per rilanciare il comparto dell’edilizia, settore ad alta intensità di manodopera e volano dell’economia, ha ecceduto di entusiasmo largheggiando anche nella messa a disposizione di risorse pubbliche che coprono i costi di tutto l’intervento di riqualificazione energetica e strutturale del patrimonio edilizio italiano, in gran parte osbsoleto.
In sé, il provvedimento è una buona idea che serve per ridurre il consumo energetico degli edifici e per migliorare la resistenza ai terremoti. Peccato solo che non si siano fatti i conti con la speculazione che sta approfittando a mani basse delle risorse pubbliche messe a disposizione, con costi delle materie prime spesso raddoppiati, tanto che spesso si effettuano interventi anche non strettamente necessari, tanto paga Pantalone.
Ecco, secondo “Lo Schiacciasassi” per evitare la corsa allo scialo (e allo spreco) sarebbe utile che l’ammontare del “Superbonus 110%” fosse ricondotto a livelli più equi, attorno ad una quota del 70-80% di intervento di sostegno pubblico, lasciando una quota del 20-30% alla compartecipazione del privato richiedente.
Anche con una limatura al “Superbonus 110%” l’intervento pubblico di riqualificazione degli immobili rimane estremamente appetibile, riducendo al contempo i fenomeni speculativi.
Contemporaneamente, “Lo Schiacciasassi” auspica anche una semplificazione della burocrazia connessa con il “Superbonus 110%”, allineando la tassazione sui vari interventi e concentrando in un unico sportello gli adempimenti per accedervi.
Ecco come la graffiante matita di Domenico La Cava interpreta la situazione.
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