Alla fine, nemmeno Mario Draghi e la sua capacità di convincimento è riuscito a scalfire il moloch sindacale della scuola che ha tirato dritto e terminato l’anno scolastico nella prima settimana di giugno, quando l’obiettivo era di arrivare almeno fino alla fine del mese per recuperare parte della didattica a singhiozzo per il secondo anno di fila.
Un vero peccato che ha stupito anche “Lo Schiacciasassi”, in quanto i giovani escono dalle aulescolastiche con forti buchi nella loro preparazione, specie per le classi finali, con probabili maggiori difficoltà sul mercato del lavoro o nel superamento degli esami d’ammissione all’università.
Il mondo della scuola ancora una volta ha dimostrato di essere un corpo a sé, tetragono ad applicare un po’ di elasticità nel prolungamento di qualche settimana dell’anno scolastico per recuperare parte del tempo perduto. Ma i tre mesi di sospensione estiva paiono essere un totem insuperabile per i lavoratoridella scuola, che così confermano di puntare più alla conservazione del proprio status che un servizio a favore della collettività ed in particolare dei più giovani.
Peccato, poi, che nemmeno le realtà autonome siano riuscite a scalfire il meccanismo, ad evitare la serrata estiva della scuola, anche dinnanzi ad una situazione straordinaria come due anni di seguito di didattica in gran parte a distanza, con forti disparità tra gli alunni a causa della qualità dei collegamentidigitali e della disponibilità di tablet e computer domestici, specie in presenza di più alunni nella stessa famiglia.
Sarebbe bello che Draghi riuscisse a cambiare una volta per tutte il calendario scolastico, riducendo il sabba estivo ad un solo mese, spostando due mesi di vacanza a favore dell’alternanza scuola lavoro e per il volontariato: ne guadagnerebbe grandemente tutto il sistema della didattica e, soprattutto, quello della formazione dei futuri cittadini.
Ecco come la graffiante matita di Domenico La Cava interpreta la situazione.
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