A giorni (ma all’orizzonte ci sono nuovi slittamenti) è atteso il varo del decreto “Ristori 5”, quello che dovrebbe portare in dote gli indennizzi al mondo delle imprese e delle partite Iva pesantemente penalizzate dalla crisi da Covid-19 nel corso del 2020.
In palio nel decreto “Ristori 5” ci sono quei 32 miliardi di ulteriore scostamento di deficit varato a gennaio scorso come uno dei suoi ultimi atti del governo BisConte. Soldi che dovrebbero servire, tra le altre cose, a dare finalmente un po’ di liquidità ai milioni di partite Iva piccole e piccolissime in fortissima difficoltà per le chiusure di intere filiere che, nel 2020, hanno ottenuto solo 2.200 euro di elemosina da parte dello Stato.
Stato che ha invece erogato miliardi sotto forma di cassa integrazione – provvedimento senza dubbio doveroso – e di reddito di cittadinanza – quest’altro provvedimento decisamente meno doveroso – a milioni di altre persone. Di fatto, la maggioranza delle quattro sinistre del governo BisConte ha tradito la parità di trattamento tra cittadini sancita dalla Costituzione, penalizzando quelli che hanno la colpa di lavorare e rischiare in proprio senza alcuna certezza del loro reddito, senza orario di lavoro, senza ferie pagate, ecc.
Bene, che ci fa un altro miliardo di finanziamento al reddito di cittadinanza nel decreto “Ristori 5”, quando solo tre mesi fa, nella legge Finanziaria 2021, il Parlamento ha stanziato la bellezza di 7 miliardi di euro per il finanziamento dell’assistenzialismo di Stato sottoforma di reddito di cittadinanza?
Milioni di lavoratori autonomi si stanno chiedendo legittimamente il perché di tale ulteriore elargizione ad un provvedimento fortissimamente voluto dal M5s che, nel 2020, ha ampiamente dimostrato di essere inefficace e di alimentare il parassitismo e molti casi di truffe, come quelle dei mafiosi in galera.
Milioni di partite Iva auspicano in un rinsavimento tardivo del nuovo governo Draghi che inizi finalmente ad attuare la Costituzione italiana e il pari trattamento tra i cittadini, ad iniziare dalle partite Iva che fino ad ora, dallo Stato hanno ricevuto solo calci in culo.
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