Presidenzialismo, l’occasione mancata per il centro destra per riformare il paese

La riforma proposta da Fratelli d’Italia è stata bocciata con 236 contrari e 204 a favore. Dal centro destra 42 assenti che avrebbero potuto fare la differenza. 

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Con 236 voti contro e 204 a favore, la riforma verso il presidenzialismo della Repubblica d’Italia proposta da Fratelli d’Italia è stata bocciata dalla Camera dei deputati, sprecando così l’ennesima occasione per incidere sulla riforma dello Stato in modo più efficiente e trasparente. Peccato per l’assenza di 42 deputati del centro destra (16 di Forza Italia e 26 della Lega Salvini Premier) che, se fossero stati presenti, forse avrebbero potuto fare la differenza.

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Se da parte di Pd, M5s e sinistre varie c’era la palese contrarietà al provvedimento, viceversa da Italia Viva è giunta un’astensione, di fatto un’apertura di credito alla proposta riformatrice avanzata da Fratelli d’Italia.

Il problema, semmai, sta tutto nelle fila del centro destra che, seppur ha votato unitariamente la proposta, proprio dalle sue linee è giunto il maggior numero delle assenze, giustificate e non, tanto che, se tutti fossero stati presenti, il voto avrebbe potuto avere altro esito. Anche in caso di approvazione, il presidenzialismo difficilmente avrebbe visto la luce entro la fine della legislatura, complice la doppia lettura parlamentare e il probabile referendum finale nel caso non fosse approvata a maggioranza assoluta dal Parlamento. Se ne parlerà compiutamente nella prossima legislatura. Però la Camera avrebbe lanciato un forte, dirompente segnale riformatore.

Intanto, spiace constatare come il centro destra, specie dalle fila degli azzurri e dei salviniani, giungano i principali segnali di irrequietezza, forse per il fatto che la proposta fosse a prima firma di Giorgia Meloni piuttosto di quella di un azzurro o di un bleu ex verde. Un atteggiamento che pone a Meloni più di un problema, specie nel caso che, dopo le elezioni, il centro destra risultasse vittorioso e che fosse proprio Fratelli d’Italia a concretizzare nelle urne le previsioni dei sondaggi. Meloni corre il rischio di filibustering proprio dalle fila amiche, il che sarebbe ancora più significativo, oltre che tafazziano.

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