Parabola M5s compiuta in soli tre anni, dalle elezioni del 2018 ad oggi: il Movimento 5 stelle fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio ha compiuto tutta la traiettoria: dal lancio alla rapidissima ascensione al successo elettorale come primo partito italiano ad una continua caduta senza paracadute fino a trasformarsi in un qualsiasi partito tradizionale. Anzi, pure peggio, finendo per diventare la ruota di scorta del Pd.
In questi tre anni di parabola M5s non si contano i continui zig e zag di Grillo, Casaleggio, Di Maio e allegra compagnia: dall’annuncio dal balcone di avere abolito la povertà con il reddito di cittadinanza, al fatto che sotto la loro azione di governo la povertà è aumentata di molto specie tra le fasce sociali che prima dell’arrivo del M5s mai erano state povere, mentre il reddito di cittadinanza è servito ad incrementare grandemente gli sprechi di Stato e i casi di truffe, oltre ad avere allontanato dal lavoro frotte di italiani.
Giravolte degne di una trottola pure nella politica: dalla richiesta dell’imputazione del presidente della RepubblicaSergio Mattarella a suo più strenuo sostenitore purché non sciolga anticipatamente il Parlamento. Dal sostegno ai gilet gialli con tanto di trasferta in auto a Parigi di Di Maio e Dibattista con tanto di incazzatura del presidente francese Emmanuel Macron a suoi ferventi supporter. Dal divieto del doppio mandato che avrebbe assicurato il ricambio tra i rappresentanti del movimento nelle istituzioni a politicanti di lungo corso specie ora che il secondo mandato giunge al termine. E che dire del finanziamento pubblico ai partiti, che doveva essere stroncato con le restituzioni di parte delle indennità dei singoli parlamentari che pian piano hanno preferito tenersela per intero, con la conseguenza che ora il M5s accetta il 2 per mille del finanziamento pubblico come un’Italia Viva qualsiasi?
La parabola M5s si completa con il famoso apriscatole per aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, salvo poi, una volta conosciuti gli agi e privilegi di palazzo – specie per coloro passati troppo rapidamente da reddito zero ad oltre 100.000 euro all’anno -, passare rapidamente alla saldatrice per chiudere con doppia mandata la scatoletta dall’interno con tanto di passata di colla rapida sugli scranni per attaccarvisi meglio di una cozza sullo scoglio.
La creatura di Beppe Grillo è stata tutto e di più, salvo trasformarsi nel nulla. Una nemesi che si compirà con il rito salvifico delle elezioni che proprio gli eletti M5s vorrebbero non si facessero mai più.
Ecco come la graffiante matita di Domenico La Cava interpreta la situazione.
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