Matteo Renzi e la doppia morale

L’attività contemporanea di senatore della Repubblica e di conferenziere pagato in giro per il mondo (con guadagni di 2,6 milioni i due anni) lo espongono a pesanti conflitti d’interesse. 

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matteo renzi

Nuova tempesta politica con annessa polemica attorno alla figura di Matteo Renzi, giovane “ragazzoprodigio della politica italiana (capace, nel giro di pochi anni, di passare dalla guida della provincia di Firenze alla conquista del Pd, della rottamazione dei “vecchi” del partito e la detronizzazione di EnricoStai SerenoLetta dalla presidenza del Consiglio, giochetto che gli è riuscito nuovamente con l’avvocato del popolo, il grillino Giuseppe Conte): questa volta a portarlo nuovamente al centro dell’attenzione mediatica i suoi legittimi guadagni da conferenziere in giro per il mondo, attività svolta contemporaneamente a quella di senatore della Repubblica.

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Nessuno contesta a Matteo Renzi la legittimità delle sue attività private, ci mancherebbe. Ma la questione, molto evidente, sta nell’opportunità che un rappresentante del popolo in servizio attivo presti la sua opera anche in attività che potrebbero esporlo a conflitti d’interesse e di opportunità. Altri politici, forse più rispettosi dell’opportunità e dell’etica politica, si riservano le attività private a dopo aver cessato gli incarichi pubblici, non in contemporanea.

Comunque sia, gli va dato merito di essere stato capace di valorizzare al meglio la sua rapida parabola di “enfant prodige” della politica italiana, capace di esaltare sul mercato la sua indiscutibile capacità dialettica, meno quella relativa alla padronanza delle lingue, tale da fruttargli la bellezza di 2.644.142,48 euro in emolumenti per la sua attività di conferenziere in giro per il mondo nel periodo compreso tra il 14 giugno 2028 e il 13 marzo 2020. Tutti dati resi noti da uno scoop del “Fatto” che ha scovato le carte depositate dalla Procura di Firenze nell’ambito delle indagini condotte dalla Guardia di finanza sul caso della fondazione Open, quella che secondo i magistrati era il braccio politico organizzativo della corrente renziana del Pd.

Certo stride confrontare la posizione odierna di Matteo Renzi che parla di violazione della sua riservatezza personale con il Renzi fresco di detronizzazione dalla guida del Paese dopo la sconfitta al referendum sulla riforma costituzionale. Nel 2018, nel corso di un’ospitata al programma televisivo Matrix, Renzi ebbe a sostenere «se volete fare i soldi, non fate politica. Fai politica perché hai interesse, ideale, passione. Se vuoi fare i soldi vai nelle banche d’affari, prendi i contratti milionari che ti offrono, non ti metti a fare il politico. Chi fa il politico ha questi conti correnti, non ne ha altri. Se ne ha altri c’è qualcosa che non torna… Mi piacerebbe che per trasparenza tutti quelli chefanno politica presentassero tutti i conti correnti, dove li hanno e come tirano fuori i soldi». Concluse la sua lezioncina di morale politicapienamente condivisibilesventolando a favore di telecamera il suo estratto contoche custodiva soli 15.859 euro.

Peccato che, dopo tre anni, la sua visione sia diametralmente cambiata, reclamando la tutela della sua riservatezza sugli affari privati che conduce. Reclamo legittimo, ma lo sarebbe ancora di più se Matteo Renzi facesse un passettino in più, dimettendosi dalla carica da senatore per dedicarsi a tempo pieno alla sua libera e legittima attività di conferenziere retribuito da 20.000 a 50.000 euro a botta.

Un passaggio di elementare buon senso, per evitare di esporsi a possibili conflitti d’interesse e a questionid’opportunità nel cumulare un’alta carica istituzionale e un’attività che gli rende decisamente di più di quanto incassa con l’indennità di carica (circa 100.000 euro all’anno). Ne va della sua credibilità personale, che altrimenti rischia di cadere nel ridicolo.

Ecco come la graffiante matita di Domenico La Cava interpreta la situazione.matteo renzi

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