La burocrazia affossa il vaccino italiano: il finanziamento a ReiThera incappa in un cavillo

Scioccante il fatto che la Corte dei Conti si sia riservata ben 30 giorni per depositare le motivazioni dello stop al finanziamento statale da 41 milioni allo sviluppo del farmaco. 

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La burocrazia è sempre più pervasiva e spaventosa, almeno quella che vige imperterrita nell’Italietta delle pandette, delle leggi ad personam (o ad aziendam), dei cavilli, dell’adagio sempre valido e mai smentitoche “le leggi si applicano per il nemico; s’interpretano per l’amico”. Ecco, l’ultima perla in ordine di tempo è la sentenza che la Corte dei Conti ha emesso con cui si stoppa il finanziamento statale allo sviluppo del vaccino Covid-19 da parte dell’azienda laziale ReiThera in collaborazione con l’Istituto Spallanzani. 41 milioni di fondo perduto e altri 40 milioni di prestito finiti sul binario morto della burocrazia, in quanto secondo quanto emerso alla base di tutto ci sarebbe un mancato rispetto delle procedure di finanziamento.

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Un caso come tanti altri, ci può stare, specie nell’emergenza pandemica dove la precedente gestione commissariale pare abbia fatto più di un errore con enorme spreco di risorse pubbliche, su cui è giusto e doveroso indagare e, in caso di colpevolezza, sanzionare duramente.

Ma di qui ad attendere ben 30 giorni nel deposito della sentenza ce ne corre. Se i magistrati hanno preso una decisione, questa sarà stata in qualche modo giustificata e la relativa motivazione potrebbe essere messa nero su bianco in bella copia nel giro di qualche ora, massimo qualche giorno, non di ben 30 giorni. Soprattutto visto che si tratta di un prodotto destinato ad arginare un’emergenza sanitaria e che serve ad allentare l’asfissiante morsa della dipendenza vaccinale europea quasi interamente dalla produzione estera, soprattutto inglese ed americana.

Lo Schiacciasassiaccende un faro su tutta la vicenda, che non è poi un unicum, ma la tremenda realtàcon cui si scontrano cittadini ed imprese, una realtà che contribuisce in modo sostanziale a tenere oltre l’arco alpino gli investimenti esteri nel Belpaese, ben sapendo che in Italia la giustizia è qualcosa di effimero, che arriva, se arriva, a lustri di distanza.

Ecco, tra le riforme indispensabili da attivare già per l’altro ieri c’è appunto la guerra senza quartiere alla burocrazia e ai suoi tempi morti, alle migliaia di leggi, norme regolamentarie, delibere varie che contribuiscono a rendere qualsiasi attività un terno al lotto più che a contribuire allo sviluppo e alla crescita dell’economia e dell’occupazione. Su tutto questo vogliamo vedere il governo Draghi all’opera, impegnatoin un’azione senza se e senza ma, capace di andare oltre le incrostazioni che si sono sedimentate nel tempo, azzerando del tutto, se serve, piuttosto che tamponare qua e facendo spesso peggio di prima.

Ecco come la matita graffiante di Domenico La Cava interpreta la vicenda.burocrazia

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