Era nell’aria e puntualmente si è materializzato: l’Italia è una repubblica fondata sul cashback di Stato. Il Senato ha bocciato la proposta di Fratelli d’Italia (e sottoscritta, prima della nascita del governo Draghi, pure da Lega e Forza Italia) di bloccare la riffa di Stato sugli scontrini pagati con la moneta elettronica, spostando i 5 miliardi stanziati da Grillini & C. al fondo per gli indennizzi delle Partite Iva costrette alla chiusura per decisione del governo.
Davvero una brutta, bruttissima pagina secondo “Lo Schiacciasassi” da parte di una politica fatta da personaggi che non hanno mai lavorato, che percepiscono ricchissime indennità di carica, che non hanno mai lavorato seriamente, che non hanno mai rischiato in un’attività d’impresa non essendone probabilmente capaci. Ancora una volta Grillini, Sinistre e schegge politiche varie hanno dato l’ennesima cattiva prova di attenzione ad almeno 5,5 milioni di imprenditori.
In questa situazione “Lo Schiacciasassi” si stupisce anche per il comportamento di Lega e di Forza Italia che hanno scelto la via dell’astensione per evitare tensioni nella maggioranza di governo che sostengono senza essere capaci di incidere concretamente. Tanto valeva innescare una crisi per costringere a prendere coscienza con la realtà chi vive in un mondo onirico.
E che dire di un neo ministro alla funzione pubblica come il forzista Renato Brunetta che ha compiuto una sorta di rivoluzione copernicana, passando dal criticare la pubblica amministrazione ad acceso fautore di frotte di nuove assunzioni pubbliche, con percorso agevolato per le regioni del Sud (e per quelle del Nord nulla? A loro solo l’onere di pagare a piè di lista?) con il roboante annuncio di 100.000 nuove assunzioni pubbliche ogni anno? Davvero non se ne sente il bisogno, semmai ci si aspetterebbe da Brunetta un forte impegno nella riqualificazione delle attuali, molte sacche di inefficienza, sperpero e mala organizzazione prima di aprire a nuove assunzioni.
Infine, siamo davvero sicuri che ad Ankara il comportamento di Erdogan e di Michel siano uno scivolone di bon ton nei confronti di una sempre più traballante Ursula von der Leyen? Oltre a dare per scontato la scarsa considerazione a prescindere del genere femmina da parte dell’autocrate islamista – sarebbe ipocrita aspettarsi altro comportamento, così come è ipocrita il comportamento di quelle vergini esponenti del femminismo ad oltranza che nei paesi occidentali protestano la loro libertà e autodeterminazione, salvo presentarsi coperte e prostrate al cospetto di esponenti di governo dei paesi islamici – ci sarebbe da fare una riflessione sulle reali capacità del presidente della Commissione Europea, protetta di un leader politico sul viale del tramonto come Angela Merkel, che dal suo insediamento a Bruxelles ha collezionato praticamente solo fallimenti: da quello più recente legato al flop della gestione dell’approvvigionamento dei vaccini anti Coronavirus, alla demolizione dell’automotive europeo, una delle principali filiere manifatturiere, per abbracciare una mobilità elettrica che non combatte l’inquinamento perché lo sposta solo da un posto all’altro, salvo condannare una tecnologia europea efficiente e ambientalmente corretta come il Diesel a favore di materie prime controllate quasi interamente dalla Cina (con tutto quel che ne consegue in fatto di geopolitica).
Per non dire del piano “New Generation UE” e i suoi oltre 750 miliardi – di cui 209 toccherebbero all’Italia, piano ancora in altissimo mare e soggetto alle forche caudine dell’approvazione all’unanimità da parte di tutti i 26 paesi dell’Unione, con molti decisamente poco propensi a dare il segnale di via libera. Insomma, più di un politico di successo, il presidente dell’Ue sembra piuttosto un personaggio della commedia partenopea.
Buona visione.
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