Da quando Enrico “Stai Sereno” Letta, nipote di un più noto Gianni gran visir azzurro di Arcore, è tornatoin Italia dopo un sabba settennale a Parigi per imbarcarsi nella guida del Pd sembra una sorta di quel Ligabue che per una cosa che faceva ne sbagliava due: dal voto ai sedicenni, allo ius soli, ai porti apertiper l’immigrazione libera, al disegno di legge Zan per finire ora con l’aumento delle tasse.
Non ci si deve stupire se poi il Pd invece di crescere cala inesorabilmente nei consensi degli elettori, persone concrete che guardano al sodo, al portare a casa pane e companatico tutti i giorni del mese: alla fuffa ci pensa il loro segretario Letta e il suo entourage in “rosa”.
Davvero non si capisce cosa porti il redivivo – politicamente parlando – Enrico Letta, paracadutato alla guida di un partito ormai decotto senza un reale coinvolgimento della propria base, un partito che negli ultimi 10 anni è stato alla guida del Paese senza mai avere vinto un’elezione ma rientrando al potere dalle tante finestre che si sono spalancate lungo il tempo a sparare a raffica castronerie come quella di aumentare le tasse sulle successioni.
“Lo Schiacciasassi” non si stupirebbe se il Letta nipote fosse una sorta di nuova meteora politica nel cielodel Pd: lo sforzo di raddrizzare la barca del Nazzareno è una fatica improba e, forse, destinataall’ennesimo insuccesso, così come è accaduto a tutti i suoi predecessori. Parigi lo aspetta.
Ecco come la graffiante matita di Domenico La Cava interpreta la situazione.
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