Il decreto “Sostegni” varato dal governo Draghi delude su tutta la linea le aspettative di imprese e Partite Iva, in quanto gli indennizzi attesi si traducono nell’ennesima, insufficiente per alcuni versi perfino offensiva elemosina di Stato alla parte produttiva del Paese, che da oltre 14 mesi è sostanzialmente abbandonata a sé stessa e in balia di decisioni governative prese spesso senza adeguato fondamento, come sempre più studi e confronti epidemiologici stanno evidenziano.
A fronte di blocchi settorializzati o territoriali di attività e di intere filiere, la risposta dei governi degli ultimi due anni (BisConte e Draghi) è sempre uguale: garantire chi è già garantito e lasciare al suo destino tutti gli altri. Non si spiega altrimenti l’ennesimo rifinanziamento del reddito di cittadinanza o il prolungamento ad oltranza della cassa integrazione con annesso divieto di licenziamento, il rifinanziamento del reddito di ultima istanza, lasciando agli indennizzi delle imprese e delle Partite Iva solo 13 dei 32 miliardi del nuovo scostamento di bilancio.
Già negli scorsi provvedimenti (i quattro decreti “Ristori” del governo BisConte) i garantiti erano già stati ampiamente coccolati dalla maggioranza delle quattro sinistre. Da un nuovo governo con dentro anche le forze di centro destra (Lega e Forza Italia) era lecito aspettarsi qualcosa in più per chi è “colpevole” di lavorare e di intraprendere in proprio, quegli oltre 5 milioni di cittadini che costituivano (al passato, in quanto di questi non è dato sapere quanti riusciranno a sopravvivere dalla crisi economica indotta dalla pandemia e da mesi di cattivo governo dell’economia) la parte più dinamica del Paese. Ma così non è stato, con la liquidazione media di indennizzi che vanno dall’1,5% al 5% al massimo delle perdite subite. Davvero troppo poco per essere effettivamente degli indennizzi: al massimo, delle vergognose elemosine di Stato.
«Con il decreto “Sostegni” è andata in scena l’ennesima farsa all’italiana con figli e figliastri. La cancellazione delle cartelle fino a 5.000 euro per un periodo limitato dal 2000 al 2010 e per un limite di reddito di 30.000 euro svilisce il rapporto Stato-contribuente mettendolo alla stregua di una lotteria dove la fortuna è la discriminante – afferma Giuseppe Palmisano, presidente dell’associazione Partite Iva insieme per Cambiare che annovera circa 450.000 iscritti -. Con questa decisione celebriamo il funerale dello stato di diritto con la legge uguale per tutti. Contestiamo fermamente questa politica scriteriata e irresponsabile che mette gli uni contro gli altri, e alimenta tensioni e disuguaglianze sociali. Ribadiamo con fermezza la richiesta di annullare i debiti tributari a tutto il 2020, senza distinzione di sorta fra tributi erariali e locali. Dal Governo Draghi ci aspettavamo un deciso cambio di passo – conclude Palmisano – che per il momento non vediamo, per cui annunciamo una mobilitazione generale ad oltranza su tutto il territorio nazionale».
Per Federturismo Confindustria «l’8% delle imprese turistiche italiane è già scomparso a causa della pandemia e delle misure di sostegno insufficienti ma un altro 30% rischia di non riaprire più nel corso del 2021 a causa delle misure di aiuto contenute nel decreto “Sostegni” che esclude anche gran parte delle più importanti imprese turistiche nazionali. Il meccanismo di calcolo inoltre porta a ristori talmente esigui da non consentire nessun tipo di supporto reale ad un comparto che generava 232 miliardi di contributo al Pil italiano».
Buona visione.
YouTube
Telegram
https://twitter.com/nestquotidiano
https://www.linkedin.com/company/ilnordestquotidiano/
https://www.facebook.com/ilnordestquotidian/
© Riproduzione Riservata