Caro energia: dal governo solo un taglietto di 10-15 cent delle accise sui carburanti

Davvero troppo poco per fronteggiare il pesante rincaro a danno delle aziende. Serve un drastico ripensamento della tassazione regressiva sui prodotti energetici per rilanciare l’economia. 

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caro energia

Governo Draghi, sul caro energia così non va! Non è possibile, da una parte, incassare un forte gettito aggiuntivodall’incremento dell’Iva sui prodotti energetici e, dall’altra, restituirne ai consumatori solo una minima parte, finendo con l’aumentare sensibilmente la pressione fiscale.

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Sul caro energia si deve cambiare e drasticamente. Serve dare un taglio netto con almeno sessant’anni di imposizionepesante, asfissiante e recessiva sull’energia, siano i carburanti, il gas da riscaldamento e da autotrazione o l’energiaelettrica, per non dire della birra. I prodotti energetici sono fattori primari e strategici per l’economia, sia quella delle aziende che per le famiglie e non è possibile tenerli gravati da balzelli che con queste missioni non hanno nulla a che fare che non sia un prelievo fiscale bell’e buono.

Lo Schiacciasassiavanza una proposta di buon senso, particolarmente utile in questo periodo storico dove l’economia sta visibilmente rallentando, le imprese sospendono la produzione per non lavorare in perdita, l’inflazione vola e il potered’acquisto crolla, aprendo pericolosamente la strada alla stagflazione. Per invertire la tendenza negativa serve una frustatadi vitalità e lo su può fare abbassando drasticamente i costi dell’energia abrogando le accise e tenendo l’Iva al 5%. A chi dice che un provvedimento siffatto costa decine di miliardi, si risponde che i miliardi ci sono e pure tanti: oltre 70 miliardi, somma composta dagli oltre 50 miliardi di sprechi, clientele e spese microsettoriali e i 20 miliardi che costa il reddito di cittadinanza.

Il governo Draghi deve fare una scelta di fondo che non si può più rimandare: o si mette il Paese sul binario della crescitatagliando tasse, sprechi e assistenzialismo, o si va dritti verso la bancarotta.

Poi, non si capisce come l’Europa sia utilizzata a corrente alterna: si guarda sempre alle indicazioni di Bruxelles quando si parla di spesa, investimenti, incentivi, ma la si trascura quando si parla di tasse. Qualcuno dovrebbe spiegare perché il tetto massimo delle accise indicato dall’Unione europea parla di un’accisa a 36 cent/litro per la benzina e di 32 cent/litro per il gasolio, quando in Italia quella vigente è più del doppio. Per non dire della deducibilità dei costi dell’auto aziendale, completa all’estero, parziale anzi parzialissima in Italia. Anche qui bisognerebbe capirsi una volta per tutte: Europa sempre e comunque o Europa a corrente alternata.

Buona visione.

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