Alla fine, il governo Draghi ha deciso un altro intervento di sterilizzazione degli aumenti delle bollette energetiche, stanziando, oltre al miliardo già deliberato per le forniture del III trimestre, altri 3 miliardi per arginare parzialmente gli aumenti che scattano a partire dal 1° ottobre, riducendoli dal 40% previsto ad un 20-25%, con maggiore aggravio per i consumatori in regime di tutela rispetto a quelli del libero mercato, con quelli che hanno scelto la tariffa bloccata totalmente indenni.
Comunque sia, la transizione energetica rischia di essere un boomerang decisamente costoso per l’economia europea: si parla di 650 miliardi di euro diluiti in 10 anni, tanto che il Consiglio europeo parrebbe intenzionato ad intervenire per annacquare se non stoppare il piano “Fit for 55” appena presentato dalla Commissione europea. Questo perché l’investimento europeo per ridurre se non azzerare il contributo europeo alle emissioni globali, che attualmente valgono per l’8% di quelle globali, rischia di essere bellamente vanificato dal fatto che Cina e India, i due maggiori paesi inquinatori, non intendono ridurre le loro emissioni prima del 2060, che complessivamente andranno a crescere.
Il risultato è che l’Europa rischia di essere cornuta e mazziata: da una parte spende cifre enormi per ridurre la propria impronta ambientale con pesantissime conseguenze sociali, dall’altra non si migliorano le emissioni globali, con in più il danno che la propria economia dovrà sopportare costi ben maggiori dei concorrenti che continuano ad inquinare.
In questo contesto assai poco brillante, c’è la necessità che l’Italia inizi a sfruttare tutte le risorse energetiche di cui dispone, da quelle scoperte sotto il mare Adriatico a quelle connesse con la valorizzazione energetica dei rifiuti che ora finiscono nelle discariche per ridurre le bollette energetiche ai consumatori.
Ecco come la graffiante matita di Domenico La Cava interpreta la situazione.
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