Indagine di ACI e Istat sull’andamento della sinistrosità sulle strade italiane
Diminuiscono incidenti, morti e feriti sulle strade italiane. Il Rapporto ACI-ISTAT evidenzia, infatti, nel 2011 un calo, rispetto all’anno precedente, di sinistri (205.638; -2,7%), morti (3.860; -5,6%) e feriti (292.019; -3,5%), verbalizzati dalle Forze dell’Ordine. Maggio è il mese nero, agosto quello in cui si registra il picco di mortalità, sabato il giorno con più morti, le 18:00 l’ora più critica. Di notte si verificano meno incidenti ma più pericolosi, e i week-end sono fortemente a rischio. I giovani 20-24enni le principali vittime di incidenti mortali. Il maggior numero di incidenti, morti e feriti si verifica sulle strade urbane, ma quelli più gravi avvengono sulle extraurbane. Più sicure le autostrade.
“I dati dimostrano come le nostre strade diventino ogni anno più sicure – ha affermato il presidente dell’Automobile Club d’Italia, Angelo Sticchi Damiani – ma c’è ancora tanto da fare: gli incidenti derivano da una scarsa cultura degli utenti della strada e ACI ha definito un sistema di formazione continua con nuovi programmi per il conseguimento della patente, corsi di guida sicura, attività di educazione dei genitori per l’uso dei seggiolini, servizi specifici per le utenze deboli. Va poi sottolineato che i sinistri sono diminuiti del 22% in 10 anni ma le tariffe rc-auto non hanno seguito lo stesso andamento. Per consentire un ribasso delle polizze, ACI ha presentato al Governo un progetto di legge in grado di ridurre del 40% i costi a carico delle famiglie, contrastando soprattutto il fenomeno delle frodi: speriamo veda presto la luce”.
“Quest’anno – ha concluso il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini – ha visto il consolidamento del modello organizzativo decentrato istituito con il protocollo di intesa nazionale ed è stata rafforzata la collaborazione con tutti gli organi di rilevazione territoriali. Su queste basi costruiremo una nuova architettura di indagine che entro il 2015 dovrà portare alla realizzazione di un “sistema unico” di acquisizione dei dati in accordo con il processo di digitalizzazione già avviato”.
Ogni giorno in Italia si verificano 563 incidenti stradali che provocano la morte di 11 persone e il ferimento di altre 800. Nel 2011 sono stati rilevati 205.638 sinistri che hanno causato il decesso di 3.860 persone e il ferimento di altre 292.019. Rispetto al 2010 si riscontra una diminuzione del numero degli incidenti (-2,7%), dei feriti (-3,5%) e un calo significativo del numero dei morti (-5,6%).
Nel periodo 2001/2011 gli incidenti sono scesi da 263.100 a 205.638 (-21,8%); i morti da 7.096 a 3.860 (-45,6%) i feriti da 373.286 a 292.019 (-21,8%). Diminuito anche l’indice di mortalità (morti ogni 100 incidenti): 1,88 nel 2011 rispetto al 2,70 del 2001. Rispetto all’obiettivo europeo 2010 (la riduzione della mortalità stradale del 50%), l’Italia non raggiunge il target nemmeno nel 2011, ma fa meglio della media europea (-44,5%). Il nostro Paese si colloca al quattordicesimo posto nella lista dei paesi più virtuosi dell’UE a 27, con una riduzione del 45,6%. Meglio di noi, tra gli altri, Spagna (-62,7%), Irlanda (-54,7%) e Francia (-51,4%). Come noi il Regno Unito. Peggio di noi, invece, Austria (-45,4%), Germania (-42,6%) e Belgio (-41,1%).
Il 76,4% degli incidenti si è verificato sulle strade urbane, con 1.744 morti (45,2% del totale) e
213.001 feriti (72,9%). Sulle autostrade si sono verificati 11.007 incidenti (5,4% del totale), con 338 decessi (8,8%) e 18.515 feriti (6,3%).
Rispetto al 2010, si osserva una riduzione dell’incidentalità su tutti gli ambiti stradali (-2,7)e una diminuzione significativa del numero dei morti in ambito autostradale (-10,1%), grazie anche all’implementazione del sistema “Tutor”, introdotto nel 2006 e diffuso su un numero sempre crescente di tratte autostradali
Gli incidenti più gravi avvengono sulle strade extraurbane (escluse autostrade): 4,7 decessi ogni 100 incidenti. Gli incidenti sulle strade urbane sono meno gravi: 1,1 morti ogni 100 incidenti. Sulle autostrade l’indice di mortalità è pari a 3,1: un punto e mezzo in meno rispetto alle strade extraurbane.
Il venerdì è il giorno ”nero” per incidenti (32.121: 15,6% del totale) e feriti (44.229: 15,1%). Il maggior numero di morti si registra, invece, al sabato (641; 16,6%), seguito da domenica (606; 15,7%). L’indice di mortalità più alto è nel fine settimana: 2,8 morti ogni 100 incidenti la domenica, 2,2 il sabato. Il picco più elevato di incidentalità durante l’arco della giornata si registra intorno alle ore 18:00 (15.756 incidenti; 261 morti; 22.617 feriti), quando all’incremento del traffico per gli spostamenti lavoro-casa si aggiungono fattori psico-sociali come lo stress e la stanchezza, unitamente alle difficoltà di percezione visiva dovute alla riduzione della luce naturale. L’indice di mortalità si mantiene superiore alla media (1,9) dalle 21 alle 7 del mattino, raggiungendo il valore massimo intorno alle ore 5 (6 decessi ogni 100 incidenti).
Nella fascia oraria compresa tra le 22 e le 6 si sono verificati 29.223 incidenti stradali (14,2% del totale) che hanno causato il decesso di 984 persone (25,5%) e il ferimento di altre 46.359 (15,9%). Gli incidenti del venerdì e sabato notte sono pari al 40,7% del totale degli incidenti notturni; i morti e i feriti del venerdì e sabato notte rappresentano, rispettivamente, il 42,8% e il 43,3%.
La maggior parte degli incidenti stradali (74,7%) avviene tra due o più veicoli. Il 25,3% riguarda, invece, veicoli isolati. Più ricorrente lo scontro frontale-laterale (71.069 casi: 34,6% totale) con 883 morti (22,9%) e 104.638 feriti (35,8%), seguito dal tamponamento che registra 37.749 casi, con 364 morti e 62.389 persone ferite. Al secondo posto per quanto riguarda i morti (610) ed al primo per indice di mortalità (4,8), gli scontri frontali. Quanto a indice di mortalità, dopo gli scontri frontali, troviamo l’urto con ostacolo accidentale (4,2), fuoriuscita o sbandamento (3,9), l’investimento di pedone (2.9) e la caduta da veicolo (1,7). L’indice di mortalità più basso (0,8) lo fanno registrare sia la frenata improvvisa che lo scontro laterale.
La guida distratta o andamento indeciso (42.869; 16,9% del totale), il mancato rispetto delle regole di precedenza e del semaforo (42.095; 17,5%) e la velocità elevata (29.231; 11,5%) sono le prime tre cause di incidente: da sole costituiscono il 45,2% dei casi.
La classe di età in cui si registra il maggior numero di decessi è quella compresa tra i 20 e 24 anni per entrambi i sessi. Valori molto elevati si riscontrano, per gli uomini, anche in corrispondenza delle fasce di età 25-29, e 35-39 anni. Per le donne, invece, i picchi maggiori si registrano oltre che tra i 20 e i 24 anni anche per le età più anziane (75-79 e 80-84 anni), nelle quali le donne risultano coinvolte soprattutto nel ruolo di pedone.
I conducenti più colpiti risultano gli uomini alla guida di autovetture e motocicli (974 e 837 morti, complessivamente il 76,3% del totale). Tra le donne, invece, si muore quasi esclusivamente alla guida di auto: 214 decedute, 67,5 % sul totale dei decessi tra le donne.
Il 2011 fa registrare un’allerta bicicletta: +7,2% di conducenti morti e +11,7% di feriti. Le biciclette rappresentano il terzo veicolo, dopo autovetture e motocicli, con il maggior numero di conducenti morti.
Fra le persone coinvolte in incidenti stradali, i pedoni sono tra i soggetti più deboli. Il rischio è particolarmente alto per la popolazione anziana. Per i morti, il valore massimo (96) si registra nella fascia tra 80 e 84 anni; per i feriti (1.594) in quella tra 70 e 74 anni. I pedoni donna risultano fortemente a rischio tra i 75 e gli 84 anni. Mentre, rispetto al 2010, il numero di morti tra i pedoni risulta in diminuzione (-4,1%), la flessione è decisamente più contenuta (-1,2%) per quanto riguarda i feriti.