C’è un nuovo candidato farmaco per la cura della Leishmaniosi, infezione che interessa due milioni e mezzo di cani in Europa e che può colpire anche l’uomo. A svilupparlo è stata una rete internazionale di ricercatori di nove Paesi, coordinata dalla professoressa Maria Paola Costi del Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Modena e Reggio Emilia (Unimore).
Il candidato farmaco, NMT-A02, si è rivelato efficace contro la Leishmaniosi nei cani su cui è stato sperimentato: ha minore tossicità e i cani non hanno più i segni clinici dell’infezione. Una scoperta, sottolineano i ricercatori, che apre nuove prospettive di cura sia per gli animali che per l’uomo.
Il risultato è frutto del progetto “New Medicines for Trypanosomatidic infections” finanziato dalla Commissione europea nel periodo 2013-2017 con un contributo di quasi sei milioni di euro. Nei giorni scorsi è stata terminata la fase preclinica. Durante il 2018 e 2019, è stato svolto il “follow-up” durante il quale i cani sono stati sottoposti regolarmente a esami ematologici e immunologici. Oggi, due anni dopo il trattamento iniziale, i cani del processo sperimentale sono in buone condizioni fisiche, non hanno più manifestato la malattia a differenza dei cani trattati con il Milteforan, il farmaco attualmente usato.
«Il cane – spiega Costi – rappresenta una riserva della malattia e per debellare l’infezione umana occorre risolvere quellacanina. Oggi siamo in grado di proporre un farmaco per la cura della Leishmaniosi canina in tempi relativamente brevi. Alternativamente, per uso umano, in tempi più lunghi».
Lo sviluppo del farmaco richiede ora l’intervento di investitori e la collaborazione di Pmi o industrie farmaceutiche per lo studio regolatorio necessario per la registrazione.
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