Le sigarette elettroniche o e-cig arrivano all’attenzione dei responsabili della sanità di regioni e ministero della Salute a seguito di una segnalazione da parte dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) che ha emesso un’allerta di “grado 2” (su una scala di 3), con l’obiettivo di «vigilare sulla grave malattia polmonare tra le persone che utilizzano le sigarette elettroniche», e in particolare alcuni liquidi, e monitorare l’eventuale insorgenza delle gravi lesioni polmonari riscontrate inUsa.
Al momento, non si rilevano casi del genere in Europa ma la guardia deve essere alta, ammonisce l’Iss. Negli Usa si sono registratati circa 1.300 casi con 26 morti da polmonite chimica, soprattutto tra i più giovani. La maggior parte ha utilizzato prodotti per e-cig contenenti THC (tetraidrocannabinolo), molti hanno usato prodotti a base sia di THC che nicotina e altri solo nicotina. I Centers for diseases control (Cdc) segnalano inoltre che molti casi sono collegati all’uso di prodotti acquistati su canali non ufficiali e rivenditori non autorizzati.
Proprio la vendita online potrebbe rappresentare un rischio concreto per l’Europa: «l’allerta è precauzionale, perché non possiamo escludere che i liquidi di ricarica delle e-cig, ai quali sembrerebbe essere collegata l’epidemia di malattia polmonare in Usa, possano arrivare anche in Europa e quindi in Italia attraverso la vendita via Internet», spiega Roberta Pacifici, direttoredel Centro nazionale dipendenze e doping dell’Iss. In particolare, avverte Pacifici, «circa il 7% degli utilizzatori di e-cig dichiara di acquistare dispositivi e liquidi di ricarica via Internet, contro il 93% che invece si rivolge a canali e negozi autorizzati. Proprio su questa quota del 7% di utilizzatori che dobbiamo vigilare, considerando che di solito ad acquistare via web sono proprio i più giovani».
Secondo Pacifici, in generale «va comunque in ogni caso disincentivato l’utilizzo di e-cig tra i giovani, poiché è fondamentale che non entrino in contatto con la nicotina. Un legame, questo, molto forte e che si instaura facilmente». Anche se ad oggi non è stato provato il nesso di causalità tra e-cig e comparsa di tale malattia polmonare e anche considerato che in Italia la regolamentazione di tali prodotti è più stringente, l’invito ad alzare la guardia è comunque giunto dall’Osservatorio europeo sulle tossicodipendenze di Lisbona.
I casi di grave malattia polmonare accaduti in Usa presentano alcuni elementi comuni: «sembrano infatti essere collegati a liquidi di ricarica contenenti elementi “estranei” come il principio Thc della cannabis e altre sostanze stupefacenti, oltre all’uso di tali prodotti per almeno 90 giorni. Ancora però – rileva Pacifici – non sono state identificate con precisione le sostanze riconducibili al problema».
A preoccupare è pure il rischio che possa determinarsi un rischio di emulazione in negativo: «in Internet ci sono già numerose chat in cui si spiega come usare le e-cig con sostanze stupefacenti e questo può essere molto pericoloso. Insomma, non possiamo escludere il verificarsi di casi preoccupanti anche fuori dagli Stati Uniti» sottolinea Pacifici.
Dello stesso avviso anche il presidente del Mission Board for Cancer dell’Ue, Walter Ricciardi: «c’è stato un grande entusiasmo per le e-cig, ma in realtà non abbiamo evidenze scientifiche che aiutino effettivamente a smettere di fumare, mentre si riscontrano casi gravi in Usa. Dunque, bisogna vigilare e, comunque, disincentivare l’utilizzo di e-cig tra la popolazione».
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