Via dal Pnrr i progetti inattuabili: scatta il monito della Commissione Ue

Appello del commissario Dombrovskis ai paesi Ue. Possibile spostare risorse su altri fondi europei per evitare di avere incompiute.

0
76
Via dal Pnrr Buco nel Pnrr pnrr italia pnrr Avanzamento del Pnrr Italia incapace di spendere ritardi Pnrr istruzione

Appello del commissario Dombrovskis ai paesi Ue. Possibile spostare risorse su altri fondi europei per evitare di avere incompiute.

Via dal Pnrr i progetti inattuabili, valutando con occhio “critico” cosa tenere, salvando solo ciò che si può realizzare entro agosto 2026: il monito ai 27 paesi Ue arriva dal commissario Ue per l’Economia, Valdis Dombrovskis il quale invita i governi a rimettere mano ai Pnrr: i progetti inattuabili vanno rivisti o sostituiti con interventi concreti e praticabili nei tempi previsti. Oppure vanno spezzettati in fasi, finanziando poi le parti mancanti con altri fondi europei o risorse nazionali.

Una via di uscita per quei paesi come l’Italia dove il Pnrr arranca è nella flessibilità resa possibile dalla riforma presentata nei giorni scorsi dal vicepresidente della Commissione, Raffaele Fitto e che l’Italia ha già fatto sapere di voler sfruttare dicendosi pronta a spostare alcuni interventi.

Fino ad ora, la Commissione Ue ha già versato circa 306 miliardi di euro nelle casse dei paesi dell’Unione che hanno utilizzato il Pnrr. Alla fine del percorso «manca un anno e mezzo e il lavoro da fare è ancora tanto», ha sottolineato Dombrovskis da Riga, ricordando che la parte più difficile potrebbe essere proprio quella finale.

Per evitare che il più imponente piano finanziario della storia dell’Unione – varato nel luglio 2020 per rispondere allo shock del Covid attingendo per la prima volta ad un debito comune – si trasformi in un’occasione mancata, l’esecutivo comunitario lavora fianco a fianco con i governi per imprimere una spinta decisiva su riforme e investimenti.

Il calendario è rigido: tutti gli obiettivi vanno centrati entro il 31 agosto 2026, mentre i fondi dovranno essere liquidati entro il 31 dicembre. Una corsa che non ammette rallentamenti. Finora «abbiamo sempre raggiunto tutti gli obiettivi», ha osservato il ministro Tommaso Foti, indicando l‘arrivo entro giugno 2025 della settima rata (sulle dieci previste) da circa 18 miliardi di euro secondo il cronoprogramma concordato con Bruxelles. Ma anche in Italia la parola d’ordine adesso è accelerare, soprattutto sulla spesa che in molte voci arranca.

Il governo è pronto a usare la finestra aperta da Bruxelles e trasferire alcune opere incompiute sui fondi di Coesione, offrendo così respiro ai progetti in bilico. Il passaggio dal Pnrr ai fondi Ue li svincola dalla tagliola del 2026 e li proietta al 2030. Con una condizione: riassegnare almeno il 15% degli attuali fondi di coesione alle nuove priorità che riguardano difesa, resilienza idrica, alloggi, regioni di confine, competitività e transizione verde. In caso contrario, il nuovo orizzonte temporale sarà più stretto: fine 2029. Comunque oltre tre anni in più per salvare i progetti oggi in bilico. Anche perché per nel caso italiano spendere oltre 130 miliardi in poco più di 15 mesi è un’operazione al di sopra delle possibilità di tutte le strutture pubbliche, centrali e locali, tanto che ormai non si nega più, a livello ufficioso, che almeno la metà se non i due terzi di questa cifra non si riuscirà a spendere.

Per rimanere sempre aggiornati con le ultime notizie di “Dario d’Italia”, iscrivetevi al canale Telegram per non perdere i lanci e consultate i canali social della Testata. 

Telegram

https://t.me/diarioditalia

Linkedin

https://www.linkedin.com/company/diarioditalia

Facebook

https://www.facebook.com/diarioditalia

© Riproduzione Riservata