Tagli ai tariffari, gli ambulatori privati protestano

27.000 strutture mobilitati per difendere il livello di prestazioni e combattere la concorrenza sleale delle farmacie.

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Mantenimento del nomenclatore tariffario e dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) con l’indicizzazione uguale all’incremento nazionale del fondo nazionale, fermo già dal 1991: questa è una delle richieste avanzate a politica e istituzioni dalle strutture della sanità privata mobilitate contro i tagli ai tariffari, cui s’aggiunge anche la questione delle farmacie, che ad oggi si sovrappongono al ruolo della medicina privata accreditata con nuovi servizi, come l’offerta di alcune analisi cliniche.

Il nomenclatore tariffario contiene elenco e tariffe delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale. I tagli, la cui entrata in vigore è stata procrastinata al 1° gennaio 2025, prevederebbero sottostime dei costi fino all’80%. Le tariffe dei marcatori Ca 19.9 e Cea diminuiranno del 70% e del 60%, la determinazione di un ormone tiroideo passerà da 6,40 a 2,65 euro, il pap test (prevenzione oncologica) da 11,16 a 5,55 euro.

I tagli ai tarifferi, secondo i rappresentanti di oltre 27.000 realtà sanitarie, favorirebbero la rinuncia all’accreditamento e l’avvento di multinazionali, peggiorando la situazione degli ospedali pubblici in piano di rientro e portando alla perdita di 36.000 posti di lavoro.

«Il nomenclatore tariffario rimanga lo stesso: è paradossale chiedere di abbassare tariffe ferme da oltre vent’anni», ha affermato la presidente Uap, Mariastella Giorlandino, cui ha fatto eco Valter Rufini, presidente di FederAnisap, la Federazione delle strutture ambulatoriali accreditate e non al Ssn, che ha aderito all’evento come ente fondatore: «basta ad incontri sul nomenclatore di cui si parla da mesi, ma che non hanno prodotto nessun documento concreto. I soldi ci sono, ma non ci dicono a chi sono stati dati».

Le categorie contestano poi gli oltre 120 milioni di euro destinati alle farmacie negli ultimi tre anni per progetti sperimentali per screening senza alcun valore clinico diagnostico, a fronte dei tagli alla sanità. Solo il medico, sostengono, può garantire prestazioni appropriate con procedure a norma assumendosi responsabilità civili e penali in caso di errore, e per questo il farmacista non può sostituirlo. «Le farmacie sono un aiuto valido. Ma devono mettersi a norma e adeguarsi ai 420 requisiti per le autorizzazioni regionali», ha concluso Giorlandino.

 

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