Dopo l’arresto di moglie e suocera per gli oltre 28 milioni di contributi pubblici dirottati all’estero e non utilizzati per le strutture destinate all’assistenza di migranti e dei minori non accompagnati arrivati dalle casse statali in cinque anni, dal 2017 al 2022, che solo in una minima parte è stato impiegato per migliorare le aree di accoglienza dove, invece, mancava tutto, per il paladino dei braccianti agricoli immigrati, il parlamentare Aboubakar Soumahoro eletto inizialmente per Alleanza Verdi e Sinistra della premiata ditta Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni (con quest’ultimo che ha fatto eleggere al parlamento pure sua moglie, Elisabetta Piccolotti: quando si dice tenere famiglia…) piove un’altra tegola giudiziaria, questa volta direttamente sulla sua testa, con la segnalazione da parte della Corte d’Appello di Bologna di irregolarità nella sua elezione e il contestuale avvioda parte della Commissione elettorale della Camera delle procedure per la decadenza del deputato poi confluitonel gruppo misto.
Secondo i magistrati di Latina e le indagini condotte dalla Guardia di Finanza, gli immigrati che avrebbero dovuto essere assistiti dalle cooperative gestite dalla moglie Liliane Murekatete e dalla suocera, Marie Therede Mukamatsindo, finite agli arresti domiciliari erano costretti a vivere in alloggi fatiscenti con riscaldamento assente e condizioni igieniche precarie, tanto che gli ospiti erano costretti a vivere, in base a quanto affermano gli inquirenti, «in condizioni offensive dei diritti e della dignità degli uomini e delle donne». Davvero non maleper l’immagine già traballante del parlamentare Soumahoro, tanto da essere stato costretto alle dimissioni“spintanee” dal gruppo ecosinistro di Bonelli & Fratoianni, per approdare al misto.
Oltre alle due donne i Pm di Latina hanno ottenuto dal tribunale l’obbligo di dimora per un figlio della suoceradel deputato. Le misure riguardano appartenenti al consiglio di amministrazione della cooperativa sociale integrata Karibu. Nei loro confronti le accuse sono, a vario titolo, di frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale (per distrazione) e autoriciclaggio.
Da parte sua, Soumahoro sull’inchesta che riguarda moglie e suocera afferma di «prendere atto della misura applicata a mia moglie Liliane, null’altro ho da aggiungere o commentare, se non che continuo a confidare nella giustizia. Ribadisco, come è agli atti, la mia totale estraneità a tutto e chiedo nuovamente di rispettare la privacy di mio figlio» con il riferimento al figlio che è del tutto infondato, perché non è mai stato citato in alcun atto giudiziario.
Nell’ordinanza di oltre 150 pagine il Gip ricostruisce quello che definisce «un collaudato sistema fraudolento fondato sull’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni soggettivamente e oggettivamente inesistenti e altri costi inesistenti, adoperati dalla Karibu nelle dichiarazioni dal 2015 al 2019». Una struttura «delinquenziale organizzata a livello familiare che negli anni (almeno dal 2017 in poi) non ha fatto nient’altro rispetto all’attività criminale oggetto delle imputazioni», si legge nelle carte.
Dall’esame della corrispondenza con i collaboratori, emergerebbe che tutto era gestito dalla Murekatete la quale «autorizza pagamenti, organizza incontri istituzionali finalizzati – scrive il gip – a trovare nuovi sbocchi lavorativi per la cooperativa». Per il giudice le «condotte risultano volontarie e consapevolmente mirate ad un risparmio di spesa (e successiva distrazione) dei fondi pubblici percepiti. Il dato oggettivo e contabile, non superabile, è che buona parte del denaro ricevuto non è stato adoperato per le finalità preposte».
Una parte dei fondi sono stati trasferiti, circa mezzo milione di euro, in Ruanda, Belgio e Portogallo e reimpiegati in attività imprenditoriali e comunque estranee rispetto alle «finalità di assistenza e gestione in Italia dei migranti e richiedenti asilo» per l’acquisto di gioielli, capi firmati, biancheria intima di lusso, soggiorni in alberghi, ristoranti e centri estetici.
Dall’ordinanza del gip di Latina emerge, inoltre, che uno degli indagati «avendo la disponibilità delle credenziali di accesso al conto corrente principale della Karibu e della coop Jambo, ha potuto disporre, a suo piacimento, delle risorse pubbliche erogate per la gestione dei migranti, trasferendo ingenti risorse di denaro pubblico a favore di se stesso oltreché verso l’estero ed in particolare in Ruanda dove lo stesso ha avviato prima l’apertura di un supermercato e, successivamente, di un ristorante sotto l’insegna “Gusto Italiano”».
La Gdf, inoltre, ha proceduto al sequestro di circa due milioni di euro (1.942.684,18).
Se per i fatti addebitati a moglie e suocera il deputato ex Avs Soumahoro si dice del tutto estraneo e ignaro – anche se da marito qualche legittimo dubbio avrebbe pure dovuto insorgergli per via delle spese allegre e del tenore di vita della moglie documentate dall’inchiesta – viceversa è implicato direttamente nella vicenda sulle irregolarità della sua elezione a deputato.
La Corte di Appello di Bologna nel verbale di segnalazione inviato alla Camera, confermato dal presidente della Corte bolognese, Oliviero Drigani, ha rilevato criticità sui contributi ricevuti nella campagna elettorale per le Politiche del 2022. Soumahoro è stato eletto, ripescato nella distribuzione nazionale, nel collegio plurinominale Emilia Romagna Po2.
«Le contestazioni di irregolarità che mi vengono mosse riguardano aspetti meramente formali – si difende Soumahoro -. I fondi, come previsto dalla legge, sono stati tutti utilizzati per la campagna elettorale. I miei avvocati stanno predisponendo il ricorso contro il provvedimento della Corte d’appello di Bologna, per confutare con precisione gli addebiti che sono stati sollevati nei miei confronti. La Giunta delle Elezioni che è l’organo parlamentare competente, riceverà quanto prima la mia documentazione per fare piena luce su ogni aspetto. Sono sereno, dimostrerò la mia assoluta trasparenza nelle sedi opportune».
Anche se innocente fino a prova contraria, viceversa il comportamento politico del deputato ex AVS Soumahoronon è stato cristallino, tanto da sollevare da più parti la questione dell’opportunità della sua permanenza in Parlamento. «Non so se Soumahoro abbia violato le regole della corretta rendicontazione delle campagne elettorali. Non so se a suo carico ci siano ulteriori dubbi in materia di trasparenza – attacca il senatore di ForzaItalia, Maurizio Gasparri -. Ma lui si dovrebbe dimettere a prescindere da queste contestazioni, che pur andranno esaminate nei dettagli. Si dovrebbe dimettere per avere raggirato quelli che lo hanno candidato, quelli che ha detto di avere difeso. Lui non sarà indagato, ma la sua condotta e quella dei suoi familiari sono più che censurabili».
Gasparri aumenta il carico e lo spande anche sui “padrini” politici di Soumahoro, la premiata ditta Bonelli & Fratoianni: «la storia dei vari conti correnti bancari a lui intestati e usati per scopi vari spesso sovrapposti o intrecciati, documentati in televisione; la raccolta per bambini che in determinati centri per immigrati non erano presenti; la sua interpretazione di difensore degli ultimi e poi addirittura capace di indossare stivali non suoi all’ingresso in Parlamento recitando in modo plateale; queste e molte altre vicende dimostrano che Bonelli e Fratoianni si dovrebbero dimettere prima di lui per avere messo in piedi tutto questo spettacolino. E lui dovrebbe lasciare la scena dopo aver dimostrato che il suo è uno dei tanti casi di chi predica bene e razzola male. Soumahoro sarà pure non indagato, ma uno che va in televisione per giustificare la moglie, teorizzando il “diritto alla moda e all’eleganza”, dopo aver finto di difendere gli ultimi della terra, si dovrebbe non solo dimettere, ma nascondere per un bel po’ di tempo. Basta con questa recita. I cui responsabili ricordiamolo sono Bonelli e Fratoianni dai quali ancora attendiamo le scuse».
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