La Commissione europea ha proposto una lista di prodotti su cui sospendere i dazi agevolati alle importazioni dalla Cambogia, per violazione dei diritti umani. Il riso è escluso, spiega un portavoce della Commissione, perché coperto dalle clausole di salvaguardia volute anche dall’Italia lo scorso anno.
Il ritiro delle preferenze tariffarie – e la loro sostituzione con le tariffe standard della Ue – riguarda alcuni prodotti di abbigliamento e calzature, tutti gli articoli da viaggio e lo zucchero. Le esportazioni annuali della Cambogia verso la Ue valgono circa un miliardo di euro. Oltre al riso, coperto per tre anni dalle clausole di salvaguardia, dal ripristino dei dazisono esclusi biciclette, abbigliamento ad alto valore aggiunto, calzature. Secondo un portavoce della Commissione, la decisione di oggi è «equilibrata e calibrata per non danneggiare eccessivamente la popolazione cambogiana». Sarà anche così, ma di sicuro ad uscirne male, anzi, malissimo è la risicoltura italiana, la più grande dell’Unione Europea, che risente pesantemente dei prezzi molto bassi del riso importato dalla Cambogia.
Le reazioni della politica delle regioni risicole del Nord Italia (Lombardia, Veneto e Piemonte) e delle organizzazioni agricole non sono tardate ad arrivare. Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, e l’assessore all’agricoltura, Fabio Rolfi, hanno inviato una lettera congiunta con gli omologhi della Regione Piemonte, Alberto Cirio e Marco Protopapa, al commissario europeo, Phil Hogan, e al ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, per chiedere ufficialmente «l’inclusione del riso nell’elenco dei prodotti da assoggettare alla revoca delle preferenze tariffarie per la Cambogia. La Commissione europea – hanno spiegato Fontana e Rolfi – vuole togliere il riso dai prodotti cambogiani che saranno riassoggettati a dazio d’ingresso nell’Unione europea. Sarebbe una beffa per i nostri risicoltori. In Lombardia abbiamo ben 94.000 ettari coltivati a riso, il 42% del totale nazionale. Il riso rappresenta circa il 10% della superficie agricola utilizzata in Lombardia, con la provincia di Pavia e la zona Sud del Milanese come aree più interessate. Non possiamo permettere che i nostri agricoltori e i nostri prodotti, che eccellono nel mondo per qualità e sicurezza alimentare, vengano messi fuori mercato in Europa da prodotti ottenuti con il lavoro minorile, senza il rispetto dei diritti dei lavoratori e con l’utilizzo di pesticidi da noi vietati, quindi senza la stessa attenzione che viene richiesta ai nostri produttori verso l’ambiente e la salute umana».
«Per rendere ancora più forte la nostra azione – hanno proseguito gli amministratori di Lombardia e Piemonte – stiamo preparando un’iniziativa a Bruxelles insieme alla Regione Piemonte e all’Ente nazionale risi».
Per la delegazione leghista all’Europarlamento si tratta di «un altro insulto all’Italia da parte della Commissione Europea che, ancora una volta, si distingue per scarsa coerenza. L’incomprensibile esclusione del riso dal ripristino dei dazi è l’ennesima conferma delle scelte contraddittorie di questa Europa, che a parole afferma di volersi distinguere con una politica virtuosa per il rispetto dei diritti civili e ambientali, ma nei fatti, con azioni come queste legittima chi, nel mondo, compete con armi diverse e sleali. Con buona pace dei sacrifici imposti ai Paesi membri e del tanto decantato “Level Playing Field”, la Ue di fatto appoggia una concorrenza sleale nei confronti degli Stati europei, favorendo invece Paesi come Vietnam e Cambogia. A nulla sono servite le grida di allarme delle associazioni di categoria del nostro Paese: una pessima scelta che proprio oggi fa il paio con il voto favorevole sull’accordo commerciale con il Vietnam, un doppio colpo mortale per i nostri risicoltori».
Secondo gli europarlamentari della Lega «nuova Commissione, stesso trattamento: altri schiaffi per l’Italia e per gli italiani. Il Governo italiano, finora inefficace e assente, non perda tempo e faccia sentire la propria voce a difesa delle nostre produzioni, pretenda il ripristino del livello dei dazi all’importazione da estendere alle altre varietà di riso. È necessario che nel Parlamento Europeo e nel Consiglio sia forte l’opposizione a queste scelte, migliorando ed estendendo la clausola di salvaguardia. Il riso italiano non può restare senza strumenti di difesa dalle esportazioni asiatiche».
Dalla politica alle reazioni delle organizzazioni agricole. «L’esclusione del riso è una decisione incomprensibile e in aperto contrasto con le esigenze del settore in Italia e a livello europeo – afferma il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti -. La lista stilata dalla Commissione non include il riso e l’esclusione è stata motivata con la clausola di salvaguardia già in vigore che, però, si applica solo alle importazioni di riso Indica lavorato dalla Cambogia».
Per Giansanti «è inaccettabile fare riferimento a questioni di carattere economico, quando è in discussione il mancato rispetto dei diritti umani e del lavoro». Confagricoltura ricorda che la clausola di salvaguardia è stata varata dalla Commissione europea nel gennaio 2019 per un periodo di tre anni, allo scopo di arginare un flusso di importazioni di riso asiatico progressivamente aumentate fino ad incidere per oltre il 30% sul totale dell’import della Ue. Il risultato è stato un crollo dei prezzi, fino al 40%, pagati ai risicoltori negli Stati membri.
«Prendiamo atto che la Commissione europea non ha dato seguito alle richieste formulate in modo compatto, senza distinzioni, dal governo italiano, dalle regioni più interessate alla risicoltura e dalle organizzazioni agricole», conclude Giansanti ricordando che il provvedimento della Commissione Ue «può essere bloccato, grazie alla formale obiezione del Parlamento europeoo del Consiglio».
Per Coldiretti «è stata la giornata nera del riso italiano in Europa, dove la Commissione ha deciso di mantenere le importazioni agevolate di riso dalla Cambogia in violazione dei diritti umani, mentre il Parlamento europeo ha dato il via libera definitivo all’accordo di libero scambio tra Ue e Vietnam che comporterà l’ingresso a dazio zero di 80.000 tonnellate».
La Coldiretti stima che nel 2019 dalla Cambogia sono arrivati in Italia oltre 8 milioni di chili, mentre dal Vietnam 7,5 milioni di chili, con una crescita record di 18 volte in quantità. L’Italia, ricorda la Coldiretti, è il principale produttore di riso in Europa su un’area di 220.000 ettari, con 4.000 aziende che raccolgono 1,40 milioni di tonnellate di riso all’anno pari a circa il 50% dell’intera produzione Ue.
«E’ necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri a tutela della dignità dei lavoratori – commenta il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini -. Dietro gli alimenti italiani e stranieri in vendita sugli scaffali ci deve essere la garanzia di un percorso di qualità che riguarda ambiente, salute e lavoro, con una giusta distribuzione del valore».
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