Presentata alla Camera dei Deputati l’iniziativa per boicottare la proposta di legge Cirinnà
La sala stampa della Camera dei Deputati ha ospitato la conferenza stampa indetta da ProVita con la collaborazione dell’On. Fabrizio Di Stefano e di Massimo Gandolfini, del Comitato Difendiamo i Nostri Figli volta a lanciare la campagna di obiezione di coscienza nei confronti della proposta di legge Cirinnà se questa sarà definitivamente approvata dal Parlamento.
L’onorevole Di Stefano ha esordito affermando che, «se da un lato si vogliono rispettare tutte le sensibilità togliendo per esempio il presepe e i crocifissi, è doveroso rispettare anche chi non intende celebrare unioni gay. Per questo motivo nella giornata odierna viene presentato un emendamento al ddl Cirinnà per sollevare la questione relativa all’obiezione di coscienza.
E’ una questione di civiltà, come si evince dal fatto che in pochissimi giorni – e durante le vacanze pasquali – sono state raccolte oltre cento adesioni di sindaci da tutta Italia».
Il portavoce di ProVita Onlus, Alessandro Fiore, ha quindi spiegato – come già nel corso dell’audizione di qualche settimana fa – che «una delle innumerevoli criticità rilevate nel testo del disegno di legge Cirinnà, in esame a Montecitorio, è la mancanza di qualsiasi riferimento a una clausola di salvaguardia del diritto di libertà di pensiero, opinione e di professione religiosa (artt. 21 e 19 Cost.) per i sindaci e gli altri funzionari coinvolti nella celebrazione delle cd. “unioni civili” tra persone dello stesso sesso. Un diritto, quello all’obiezione di coscienza, che è senz’altro ricompreso tra i diritti inviolabili dell’uomo riconosciuti dalla Repubblica (art.2 Cost.). Rispetto a questo argomento non si può sostenere che si è di fronte a opinioni personali, in quanto si tratta di scelte che hanno una portata sociale macroscopica».
La questione è esplosa in tutta la sua rilevanza in paesi come Francia e Stati Uniti dove, dopo la legalizzazione delle unioni omosessuali, numerosi sindaci e altri funzionari hanno fatto obiezione di coscienza e sono stati talvolta puniti con pesanti multe o con la reclusione. Si tratta dunque di un problema di rilevanza sociale e istituzionale, anche perché tutte le religioni con cui lo Stato italiano ha rapporti ufficiali considerano inaccettabili le unioni omosessuali.
Il sindaco di Castiglion Fiorentino, Mario Agnelli, è stato uno dei primi a sollevare il problema dichiarando pubblicamente di non voler celebrare unioni omosessuali, e si è fatto portavoce di tutti gli altri primi cittadini che finora hanno aderito alla petizione che presenteranno alla Camera dei Deputati affinché il Parlamento rispetti il diritto all’obiezione di coscienza, che è un diritto costituzionalmente garantito e non può essere ignorato in un paese come l’Italia dove la morale e la religione sono ancora profondamente radicate. Non solo la religione cattolica, che è ancora la religione della maggioranza degli Italiani, ma anche le altre religioni, che su questo tipo di normativa avrebbe certamente grandi riserve.
ProVita ribadisce che il ddl Cirinnà non è “emendabile”, nel senso che rimarrà ingiusto in ogni sua parte. Auspica che l’emendamento venga inserito nel testo, che resta da respingere in toto, comunque, perché ciò vorrebbe dire far ritornare il ddl al Senato.
Massimo Gandolfini, presidente del Comitato Difendiamo i Nostri Figli, organizzatore del Family Day, è intervenuto ricordando che «per il prossimo impegno elettorale per le elezioni amministrative, le indicazioni di voto per il popolo del 20 giugno e del 30 gennaio saranno verso candidati genuinamente schierati a favore della famiglia naturale e del diritto dei bambini ad avere una mamma e un papà». Gandolfini si è detto «d’accordo sul fatto che l’obiezione di coscienza per i Sindaci sia un fatto di civiltà e che l’Italia in questo, lungi dall’essere un fanalino di coda, è un faro di civiltà: sono le unioni gay ad essere incivili. E la maggior parte degli italiani, di certo non per caso, è per il matrimonio vero – l’unico possibile – secondo natura e secondo quanto affermato dalla nostra Costituzione. Se si svilisce la famiglia si cade nel ridicolo, com’è successo a Genova dove – racconta Gandolfini – una signora ha denunciato il veterinario che ha operato in maniera errata il suo cane e ha ricevuto dal giudice il riconoscimento a un risarcimento per “menomazione del progetto familiare”. Il popolo italiano si sta arrabbiando – ribadisce Gandolfini -: Renzi e i politici (in primis i candidati sindaci) dovrebbero stare più attenti e considerare che gli elettori guardano se chi vogliono votare è a favore della famiglia naturale. Blindare il ddl Cirinnà e impedire che vengano fatte delle modifiche, per non parlare della questione della fiducia, è anticostituzionale e denota un clima di totalitarismo. Intanto il referendum di ottobre si avvicina e i fatti cui stiamo assistendo portano a credere che, se esso passasse, il Governo diventerebbe ancora più autoritario di come già è».