Partiti famelici e privi di vergogna: con un emendamento al decreto fisco proposto alla chetichella da Alleanza Verdi Sinistra del duo Bonelli & Fratoianni oltre che dal Pd di Elly Schlein, si prevedeva di cambiare le regole sul finanziamento pubblico ai partiti, trasformando l’attuale sistema del 2 per mille sulle dichiarazioni fiscali dei cittadini che hanno espresso chiaramente la volontà di destinare una quota delle loro tasse ai partiti in un più cospicuo 0,2 per mille calcolato però su tutto il montante del gettito tributario, con la ciliegina che anche la quota di inoptato che oggi rimane nelle casse dello Stato sarebbe stata comunque ripartita tra i partiti sulla base delle percentuali espresse da una minoranza di contribuenti.
In termini concreti, il grisbì appannaggio dei partiti famelici sarebbe passato dagli odierni 25,1 milioni di euro a 42,3 milioni, con un aumento secco del 68,5%, decisamente più alto dell’andamento dell’inflazione degli ultimi anni. Non solo: le “manine” della sinistra avrebbero fatto leva sulle dichiarazioni di volontà di sovvenzionamento ai partiti espresse da soli 1,74 milioni di contribuenti – secondo i numeri delle dichiarazioni del 2023 – proiettandole sull’intera platea dei 41,5 milioni di contribuenti che hanno versato l’Irpef, anche se gran parte di costoro non ne vogliono sapere di allungare la mercede ad una classe politica nazionale scadente e, alla luce dei fatti, pure un pochino truffaldina.
L’emendamento proposto da Pd e Avs pareva lanciato sulla strada dell’approvazione, con la condivisione silenziosa degli altri partiti, visto che tutti, più o meno, avrebbero partecipato al banchetto, con Pd e FdI a grufolare la parte maggiore del bottino, incalzati sul podio da M5s. Ma la strada verso il bengodi è stata stoppata dall’intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha ritenuto incongruo con la materia trattata l’emendamento proposto da AVS e Pd, tanto più che la materia semmai andrebbe trattata in modo più organico e trasparente in un provvedimento specifico.
Qui non si vuole dire che la politica deve arrangiarsi e basarsi solo sulle quote del tesseramento e delle donazioni, ci mancherebbe. Il problema è che i costi della politica dovrebbero, prima di essere finanziati dai contribuenti, essere trasparenti e certificati, imponendo ai partiti anche precisi limiti di spesa per evitare fenomeni di degenerazione.
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