Il “Total tax rate” per artigiani e piccole imprese arretra finalmente con decisione grazie alla deducibilità dell’Imu sugli immobili produttivi. Una proiezione per l’anno in corso elaborata da “Comune che vai, fisco che trovi 2019”, il tradizionale rapporto annuale dell’Osservatorio CNA sulla tassazione delle Pmi, evidenzia come l’aliquota fiscale totale media sui profitti delle piccole imprese quest’anno scenderà sotto il 60%.
Un Paese, tante aliquote e tantissime tasse
Giunto alla sesta edizione, il Rapporto CNA analizza il peso del fisco sul reddito delle piccole imprese in 141 comuni italiani, tra i quali tutti i capoluoghi di provincia. L’Osservatorio calcola il “Total tax rate” (Ttr) e individua il “Tax free day” (Tfd), cioè il giorno della liberazione dalle tasse, vale a dire la data dalla quale gli imprenditori cominciano finalmente a produrre per loro stessi e per le famiglie liberandosi da un socio tanto inerte quanto esigente: l’amministrazione pubblica, centrale e locale. A differenza di altri organismi, anche internazionali, l’Osservatorio CNA basa la sua analisi sull’impresa tipo italiana, con un laboratorio o un negozio, ricavi per 431.000 euro, un impiegato e quattro operai dipendenti, 50.000 euro di reddito.
La proiezione del Rapporto CNA rivela che nel 2019 il Ttr per le piccole imprese italiane si attesta al 59,7%, calando dell’1,5% in un anno. Rispetto al 2014 la diminuzione è del 4,2%. Sul 2012 è del 4,8%. Il livello è vicino a quello del 2011, ma dello 0,7% ancora meno conveniente per gli imprenditori. Questo calo spinge indietro di qualche giorno anche il festeggiamento della liberazione fiscale, in media passato dal 10 al 5 agosto. Nel 2011 era il 2 agosto, ma l’anno dopo si era dovuto attendere il 22 agosto.
A parità di reddito, trattamenti diversi
Rispetto alla pressione fiscale complessiva rilevata dall’Istat – per quanto possano valere queste comparazioni medie – è chiaro atteggiamento “ostile” nei confronti delle piccole imprese: nel 2018 la pressione fiscale media italiana era al 42,1% (contro il 61,2% sulle piccole imprese), nel 2013 al 43,6% (63,7%), nel 2011 al 41,6% (59%).
Un abisso tra Bolzano e Reggio Calabria
Bolzano diventa nel 2019 il comune capoluogo più virtuoso d’Italia con un Ttr pari al 53% e una riduzione dell’aliquota fiscale media dello 0,8%. A seguire nella composizione della top ten, nell’ordine, Gorizia con il 53,1% (-0,7%), Udine con il 53,7% (-0,8%), Trento con il 54,1% (-0,9%), Belluno e Cuneo con il 54,5% (per entrambe -0,5 %), Sondrio con il 54,8%, Trieste con il 54,9%, Carbonia con il 55 % e Pordenone con il 55,3%. A partire dall’11 luglio di Bolzano in tutte queste città il Tax free day è stato festeggiato sempre nello stesso mese estivo.
Reggio Calabria rimane il capoluogo che maggiormente tartassa le piccole imprese con un Ttr del 69,8% ma anche, va rilevato, con una riduzione del 3,6 % sul 2018. Bologna segue con il 68,7 % (e -3,5 %) e Roma con il 67 % (-2,5 %). A completare la decina di coda nel trattamento delle piccole imprese: Napoli con il 66,7 % (-1,5 %), Firenze con il 66,5 % (-3 %), Bari con il 65,8 % (-2,7 %), Catania con il 65,4 % (-3,6 %), Grosseto con il 65,3 % (-2,9 %), Salerno con il 65 % (-2,3 %) e Foggia con il 64,7 % (-2,1 %). Per dare un’idea dell’abisso che divide fiscalmente l’Italia, Reggio Calabria ha festeggiato il Tax free day solo pochi giorni fa, mercoledì 11 settembre.
Un percorso virtuoso solo alle prime mosse
La crescita della pressione fiscale sulle piccole imprese, quindi, non è ineluttabile. Ma il percorso virtuoso è solo alleprime mosse. Qualche passo in avanti è stato compiuto negli ultimi anni. Sono state, infatti, trasformate in legge alcune importanti proposte della CNA: l’introduzione del regime forfettario di tassazione del reddito d’impresa, l’introduzione del regime di cassa per la determinazione del reddito delle imprese in contabilità semplificata, l’abrogazione degli studi di settore.
A incidere sulla riduzione del Ttr delle proiezioni dell’Osservatorio CNA è soprattutto l’innalzamento al 50% della deducibilità dell’Imu sugli immobili strumentali, vale a dire i capannoni, i laboratori, i negozi, vitali per un’impresa, per l’imprenditore come per i suoi dipendenti. La Legge di bilancio 2019 che l’ha prevista ha anche fissato al 2023 la sua totale deducibilità. Per rendere evidente l’immediato impatto di questo provvedimento, se fosse partita da quest’anno la totale deducibilità dell’Imu sugli immobili strumentali, il Ttr medio nazionale si sarebbe fermato al 57,2 %, che significa -2,5 % rispetto al dato attuale. Lasciano inoltre perplessi i primi risultati dell’applicazione degli Indici sintetici di affidabilità (Isa). CNA ha motivo di ritenere che moltissimi giudizi non siano coerenti con i reali livelli di affidabilità dei bilanci delle imprese. Chiede, quindi, che gli Isa siano oggetto di una corretta messa a punto prima di poter essere utilizzati quale strumento di selezione delle posizioni da sottoporre ad accertamento per quanti abbiano un punteggio inferiore a sei.
Per far ripartire l’Italia è necessario aprire «una stagione in cui si superi la logica degli interventi emergenziali e scoordinati» e si definisca «progetto di sviluppo del Paese per i prossimi anni individuando obiettivi e drivers di sviluppo» ha affermato Sergio Silvestrini, segretario generale della CNA presentando il sesto rapporto annuale auspicando «un progetto in cui la politica di bilancio non sia solo funzionale al rispetto aritmetico dei vincoli europei ma sia il motore degli investimenti necessari a traghettare il Paese fuori dalle secche in cui si trova».
Un Paese bloccato, con una crescita asfittica, sul quale gravano ostacoli e vincoli come gli oneri burocratici, il costo del lavoro e dell’energia, l’accesso al credito. E naturalmente il fisco che rappresenta «l’aspetto più sentito e sofferto dagliimprenditori».
Il prelievo fiscale si mantiene così elevato che diventa «un forte disincentivo allo stesso desiderio di intrapresa». Ma la macchina del fisco è anche «iniqua, complessa e instabile nel tempo diventando un fattore di incertezza» sottolinea Silvestrini.
La Cna propone alcune soluzioni per uscire da questa pessima situazione, per rendere il Paese un luogo dove l’intraprendere sia una virtù piuttosto che un onere. Sette sono le principali linee di azione:
- Ridurre la tassazione sul reddito delle imprese personali e sul lavoro autonomo, partendo dai redditi medio-bassi, utilizzando le risorse provenienti dalla “spending review” e dalla lotta all’evasione.
- Rivedere la tassazione Irpef delle imprese personali e degli autonomi.
- Rendere l’Imu pagata sugli immobili strumentali delle imprese completamente deducibile dal reddito d’impresa a partire già dall’anno d’imposta 2019.
- Definire il concetto di insussistenza di autonoma organizzazione ai fini del non assoggettamento all’Irap e aumentare la franchigia Irap ad almeno 30mila euro.
- Rivedere i criteri per l’attribuzione dei valori catastali degli immobili, al fine di allinearli ai valori di mercato ad invarianza di gettito.
- Agevolare il passaggio generazionale delle imprese individuali tramite la completa neutralità fiscale delle cessioni d’azienda, al pari di quanto previsto in caso di conferimenti.
- Evitare di spostare sulle imprese gli oneri dei controlli attraverso un uso intelligente della fatturazione elettronica BtoB, eliminando nel più breve tempo possibile tutti i regimi Iva del “reverse charge” attualmente previsti, lo “split payment” nonché la ritenuta dell’8 % applicata sui bonifici relativi a spese per cui sono riconosciute le detrazioni fiscali.
A questo link l’elenco completo dei 141 comuni italiani.
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