L’accordo siglato tra i governatori di Friuli Venezia Giulia (Renzo Tondo), Veneto (Luca Zaia) e Piemonte (Roberto Cota) con il segretario della Lega Nord e probabile presidente della Lombardia Roberto Maroni alla presenza di ex ministri (Gelmini), parlamentari e sindaci del Nord
E’ stato ufficialmente sottoscritto a Sirmione (Brescia) il patto di solidarietà territoriale “Verso la macroregione del Nord”. A firmarlo Roberto Maroni, Luca Zaia, Roberto Cota e Renzo Tondo, con l’obiettivo, secondo Maroni (ideatore dell’iniziativa) “di avere più forza negoziale con il governo e se una regione del patto ha un problema, diventa il problema di tutti”. E il Nord di problemi ne ha tanti: “sento – ha aggiunto Maroni – il problema della delocalizzazione delle imprese. Dobbiamo preservare il nostro tessuto economico sulla base di rapporti di amicizia con la forza delle regioni del Nord”. Cota (governatore del Piemonte) ha rilanciato: “o facciamo qualcosa o finiamo molto male e fare blocco è oggi l’unica via d’uscita.
Questo patto di solidarietà può finalmente far sentire la nostra voce e risolvere il problema della pressione fiscale”. “E’ un patto d’attacco, di legittima difesa contro la cialtronaggine nazionale – ha dichiarato il governatore del Veneto, Luca Zaia – Io ho difficoltà a spiegare al popolo della macroregione che mentre abbiamo il rating finanziario della Baviera, siamo trascinati nell’abisso da chi non ha voglia di lavorare”. Il sottotitolo a questo patto, ha continuato Zaia, dovrebbe essere “basta Sud, basta Roma”. “Se non riparte il Nord non riparte il Paese e l’autonomia non è un privilegio, ma un esercizio di responsabilità” ha sottolineato il governatore del Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo.
Maroni è ottimista anche per l’esito delle prossime elezioni politiche e regionali: “non sono ancora governatore, ma mi porto avanti con il lavoro. La macroregione fa parte del progetto fondamentale per rendere i territori competitivi nel negoziato con Roma, qualunque sarà il governo, e con Bruxelles, sui temi a noi cari che sono la valorizzazione del territorio, la possibilità di trattenere le tasse che noi paghiamo, e aiutare imprese e famiglie. La dimensione della macroregione – ha concluso – è una nostra idea, un nostro progetto, solo noi ne parliamo, è il futuro del progetto politico del Nord”.
Non solo: “la macroregione è la prima tessera del nuovo mosaico europeo, dell’Europa delle regioni e dei popoli. Ed ha una dimensione tale che è in grado di battere i pugni sul tavolo, qualunque governo ci sia a Roma deve passare di qua” ha ribadito il leader leghista, secondo il quale “il governo non può più seguire la strategia del ‘divide et impera’. Roma vince perché divide la Lombardia dal Veneto, il Piemonte dalle altre regioni. L’unione delle regioni dà una forza tale da fare un vero super governo del Nord, che tratterà alla pari con quello di Roma”.
Renzo Tondo, ha detto di essere “convinto” che il patto “serva a tutto il Paese”: quando “un governo centralista tassa la diportistica considerandola lusso senza porsi il problema delle ricadute del gettito sui territori e le imbarcazioni da Trieste, Venezia si spostano in Croazia oppure da Savona vanno in Francia facciamo un cattivo non solo e soltanto al Friuli Venezia Giulia, Liguria e Veneto, ma all’intero Paese. Quando un’azienda dal Veneto o dal Friuli va a piazzare la propria attività in Slovenia perché trova fiscalità al 23% ed una burocrazia molto più snella, quella azienda non versa più le tasse in Friuli e, conseguentemente, non le versa più a tutto il Paese”. Tondo ha auspicato che “questo lavoro si allarghi anche alle Province di Trento e Bolzano” che hanno tutto da guadagnare, perché il problema delle ingerenze del neocentralismo statalista riguarda anche le autonomie di Trento e di Bolzano, come ha autorevolmente riconosciuto lo stesso leader dell’Alto Adige Durnwalder che nei giorni scorsi ha definito il governo Monti come “il peggiore della storia per l’autonomia dell’Alto Adige, mentre il suo ex collega Lorenzo Dellai ha deciso di mollare la guida della provincia di Trento per tentare il salto a Roma tenendo bordone a quello stesso Monti che da presidente della Provincia ha contrastato in tutti i modi con decine di ricorsi alla Corte costituzionale.
L’accordo sottoscritto a Sirmione ha immediatamente suscitato gli strali del centrosinistra. “Tondo svende a Maroni la nostra autonomia” sbotta la candidata DS alla presidenza della regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, affermando come “non è accettabile che la nostra regione autonoma rinunci a trattare direttamente con Roma e si metta nelle mani di tre leghisti cui non importa niente del Friuli Venezia Giulia”. Strali pure dal ministro per la cooperazione e solidarietà nazionale Andrea Riccardi nel corso di un incontro ad Udine: “in Friuli Venezia Giulia abbiamo 50 anni di autonomia, con la Macroregione del Nord mi sembra che ne celebriamo il funerale, invece è un’autonomia virtuosa che va rafforzata. Sono molto preoccupato – ha proseguito Riccardi – perché la storia dell’autonomismo friulano e della Venezia Giulia è una storia preziosa, e non dobbiamo far divorare le diversità da una macroregione. Questa mi sembra una forma di nazionalismo localista – ha aggiunto – mentre l’Italia è bella perché è costituita da diverse autonomie e diverse regioni e non vedo proprio il senso dei giochetti delle macroregioni”.
L’accordo di Sirmione è stato “benedetto” anche dall’ex ministro all’istruzione Mariastella Gelmini che l’ha giudicato “un cammino virtuoso per tutto il Nord nella direzione di maggiore autogoverno e di maggiore responsabilità”, invitando tutti quanti ad un ulteriore sforzo per l’ultima settimana di campagna elettorale, decisiva per spostare gli equilibri in modo definitivo a favore dell’alleanza del buon governo e della responsabilità pubblica.